INDUSTRIA 4.0

Nocentini (Gartner): “Il valore in Borsa di un’azienda dipenderà dagli algoritmi”

Chi non sta al “gioco” condannato all’insuccesso. Nel 2018 il 40% dell’e-commerce b2b userà algoritmi dinamici di ottimizzazione del prezzo e nel 2019 l’80% delle industrie manifatturiere considererà l’IoT parte integrante del business

Pubblicato il 15 Lug 2016

Mila Fiordalisi

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«Il valore in Borsa di un’azienda sarà determinato sempre di più dal valore delle informazioni e degli algoritmi. Già nel 2018 più del 50% delle grandi aziende competerà usando advanced analytics e algoritmi proprietari causando cambiamenti disruptive sull’intero comparto. E chi non sta al gioco è condannato all’insuccesso”. Questo lo scenario prossimo venturo delineato, in occasione dell’evento annuale del Quadrato della Radio, da Stefano Nocentini di Gartner.

“Fino a 30 anni fa il valore in Borsa di un’azienda era determinato dalla quantità di asset fisici. Poi è stato introdotto il concetto di qualità e a seguire si sono fatte strada le informazioni come asset di valore.Con i social si è fatto un ulteriore passo in avanti ma ora siamo alla soglia dell’era degli algoritmi. Le informazioni da sole non bastano a determinare il valore di un’azienda: sono necessari per l’appunto algoritmi che sappiano estrarre valore dalle informazioni stesse e quindi trasformarle in ricchezza per l’azienda”, ha spiegato Nocentini. Dati alla mano il manager di Gartner ha evidenziato i profondi cambiamenti che attendono il mondo delle imprese e dell’industria: nel 2018 il 40% del commercio elettronico b2b userà algoritmi dinamici di ottimizzazione del prezzo; nel 2019 l’80% delle industrie manifatturiere considererà l’Internet of things del proprio ecosistema parte integrante del business. E se è vero che l’Italia è ancora indietro rispetto alle stime è anche vero, evidenzia Nocentini che “ogni azienda deve affrontare il suo viaggio digitale”.

Ma in cosa consiste il viaggio? Come estrarre valore dal digitale? “La digital transformation è la capacità di analizzare il proprio patrimonio di dati e capire cosa farne. Ed è per questa ragione che il dato deve essere algoritmico, altrimenti non può servire a fini di business. Poi ci sono dati nuovi, che si ottengono cambiando i processi e che provengono dall’Internet of things. La roadmap però è lunga: le aziende più rapide ci mettono circa tre anni a digitalizzarsi ma normalmente ce ne vogliono almeno cinque.

E per digitalizzarsi bisogna essere “bimodali”: ossia introdurre la digitalizzazione sin da subito nelle aree in cui si è in grado di agire e al contempo mettere a punto progetti nelle altre aree procedendo quindi con un doppio binario. Nel 2019 più del 40% dei Cio gestirà un’organizzazione bimodale”. Insomma l’azienda del futuro è quella in cui le decisioni verranno prese sulla base di dati oggettivi estratti dagli algoritmi. “Solo così si possono programmare nuovi servizi e lavorare a nuovi modelli di business”, spiega Nocentini, puntualizzando che siamo alla soglia della “data monetization”. “Fra due anni nei bilanci ci sarà l’asset informativo. E nel 2019 il 90% delle grandi aziende avrà un chief data officer, titolato a proteggere e valorizzare i dati presenti in azienda”.

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