Le “visioni” non portano pane a casa. E’ tempo di Realpolitik digitale

La digital disruption è un concetto ancora troppo astratto. Le aziende, in particolare le Pmi, hanno bisogno di soluzioni e servizi concreti per “svecchiarsi” e contribuire alla digitalizzazione del Paese. Amazon docet

Pubblicato il 09 Gen 2017

Mila Fiordalisi

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Perché le Pmi italiane fanno fatica a “convertirsi” al digitale? Come mai è così complicato innovarsi? E perché, seppur lo scenario si sia evoluto rispetto a qualche anno fa, si continua a procedere a passo di lumaca?

Se qualcuno avesse le risposte, il Paese farebbe bingo. La questione culturale rappresenta innegabilmente il cuore della questione. Ma in attesa che la rivoluzione si compia – complice il cambio generazionale – come fare ad accelerare il passo? Al netto delle disquisizioni “alte” – quelle sulla necessità di una (ri)forma mentis – solo un approccio in chiave realpolitik potrà fare la differenza. Ed è proprio in questa direzione che Jeff Bezos ha impostato il “modello” Amazon, fatto di digitale che si può toccare con mano, una sorta di “realdigital”, che si traduce in un “set” di servizi e soluzioni che permettono di ottenere benefici tangibili, sotto forma di incremento fatturato per quelle aziende che decidono di votarsi all’e-commerce.

La crescita vertiginosa dell’adozione del marketplace Amazon da parte delle aziende italiane nell’ultimo anno è la riprova che Jeff Bezos ci ha visto lungo. Affinché l’e-commerce decolli anche e soprattutto fra i più piccoli non basta l’“evangelizzazione”. E in effetti l’offerta Amazon è ben altro: è consegna e distribuzione dei prodotti a livello globale, è logistica a 360 gradi, è persino supporto alla gestione delle traduzioni. Tutti servizi che hanno consentito alle aziende italiane che hanno deciso di approdare sul marketplace di registrare una crescita del 50% delle proprie vendite verso l’estero nel solo 2016. In Italia è inoltre aumentato, sempre in un solo anno, del 140% il numero di aziende che usufruiscono del programma Logistica di Amazon. I livelli di crescita fanno dunque ben sperare. E i 360 milioni di euro appena messi sul piatto dall’Europa per finanziare gli investimenti di circa 10mila Pmi italiane rappresentano un ulteriore strumento “concreto” a supporto della svolta digitale.

Se poi arrivasse sul mercato una Amazon per la Pubblica amministrazione, allora sì che si potrebbe fare il grande salto. E non è da escludersi che Jeff Bezos stia già pensando a come “allargarsi”. Il “regtech” peraltro (inteso come la disintermediazione della burocrazia grazie all’uso di piattaforme tecnologiche) è considerata una grande opportunità per il nostro Paese. Lo sviluppo di app-as-a-service rappresenta un’occasione senza precedenti per i new entrant del business digitale, a partire dalle startup. Il fatto che Diego Piacentini provenga dalla scuola Amazon, letta sotto questa chiave è dunque un’ottima notizia. Ma il commissario per il digitale dovrà lavorare sodo sulle questioni concrete (di qui l’iniziativa #aiutiamopiacentini) per andare a intercettare la domanda dei cittadini e delle imprese anche e soprattutto a sostegno del piano Industria 4.0.

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