AGENDA DIGITALE

PA, Piacentini: “Big data tesoro pubblico, ma servono cultura e coordinamento”

Il commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale: “Manca un’infrastruttura che consenta di elaborare e distribuire i dati in maniera sicura e stabile. Gli esperti ci sono, ma agiscono individualmente. Privacy è spesso scusa per non cambiare”

Pubblicato il 30 Gen 2017

Andrea Frollà

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“Ci sono tanti bravi esperti sia nella PA centrale sia in quella locale ma questi agiscono individualmente: non c’è nessun coordinamento per tirar fuori i milioni di dati conservati e che attualmente non sono strutturati, quindi non sono fruibili”. A sollevare nuovamente il tema della necessità di fare sistema nella Pubblica amministrazione e di far viaggiare i progetti all’interno di un unico e più generale progetto digitale è, Diego Piacentini, commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale.

Quello che frena oggi l’evoluzione 2.0 della PA italiana, spiega Piacentini intervenendo al convegno “Big data e privacy. La nuova geografia dei poteri” organizzato dall’authority per la protezione della privacy alla Camera dei deputati, è “l’assenza di standard di produzione, analisi e manutenzione dei dati informatici come patrimonio della cosa pubblica”. Per questo motivo l’azione del suo team punta a “creare un’architettura dei big data per centralizzare, conservare, elaborare e distribuire i dati in maniera sicura e stabile”.

Nella pubblica amministrazione “è imprescindibile avere competenze tecnologiche”, spiega il commissario che sottolinea anche che “creare le competenze tecnologiche può aiutare chi approva le leggi ad andare più velocemente”. A questo piano d’azione è però necessario accompagnare “non soltanto una cultura ma anche un lavoro tecnologico” che coinvolga pure il tema della privacy. Un concetto, conclude Piacentini in questi giorni concentrato sulle modifiche al Cad, “citato spesso in Italia malamente sia nella pubblica amministrazione che nelle aziende private” e che “diventa una scusa per non fare una cosa per altri motivi”.

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