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Rangone (Digital360): “Digitale la leva di crescita per l’Italia”

Forum PA 2017, il ceo del gruppo italiano: “Prioritario il focus sulla sostenibilità 1.0: quella del Sistema Paese”. E il digitale può svolgere un ruolo chiave a partire dal deficit. “Pagamenti digitali e conservazione sostitutiva possono valere 15 miliardi aggiuntivi di maggiori entrate fiscali”

Pubblicato il 23 Mag 2017

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“Mettere la sostenibilità tra i temi al centro dell’edizione 2017 di Forum PA è cruciale: si tratta di non depauperare le risorse del pianeta e trasferire ai nostri figli un mondo migliore. Insieme a questi temi oggi in Italia c’è anche un problema di sostenibilità 1.0, la sostenibilità del sistema Paese”. Lo ha detto Andrea Rangone, ceo di Digital360, nel suo intervento nel corso del convegno inaugurale della manifestazione.

“Ci sono tre aspetti, in questo concetto di sostenibilità 1.0, che è necessario risolvere, e rispetto ai quali il digitale può svolgere un ruolo chiave – prosegue Rangone – a partire dal deficit e dal debito di lungo termine che gravano sui conti del Paese, passando dalla produttività e dalla propensione all’imprenditorialità degli italiani”.

Il Ceo di Digital 360 ha passato in rassegna uno per uno i punti, evidenziando le potenzialità e le opportunità offerte dalla trasformazione digitale per riportare il Paese sulla strada della crescita. “La leva digitale può contribuire a centrare gli obiettivi di aumentare le entrate dello Stato, da una parte, e diminuirne le spese dall’altra, per agire sul deficit. Soltanto per fare qualche esempio i pagamenti digitali e la conservazione sostitutiva, possono contribuire a ottenere maggiori entrate fiscali, che potrebbero valere secondo alcuni studi fino a 15 miliardi aggiuntivi in un anno. Allo stesso modo l’e-procurement e la dematerializzazione, ancora a titolo di esempio, possono contribuire a ridurre le spese”.

Quanto alla produttività del lavoro, “ll digitale consente di fare in modo che le persone generino più valore – prosegue Rangone – con benefici annui molto importanti. Negli ultimi 10 anni l’Italia ha perso un 10% di produttività rispetto ai paesi simili, e non ci sono segni di miglioramento. Anche su questo, ci sono studi e dimostrazioni che evidenziano come la leva principale per invertire questi processi siano gli investimenti, in particolare quelli in innovazione tecnologica, sia nella PA sia nelle imprese. In questo campo è stato fatto molto, Il piano Calenda su Industria 4.0 e la defiscalizzazione degli investimenti in ricerca e sviluppo vanno in questa direzione e sono sproni importanti, perché anche il manifatturiero ha bisogno di iniezioni massicce di tecnologia”.

Gli italiani, inoltre, sembrano essere meno propensi dei loro vicini in Europa a diventare imprenditori: “Eppure – prosegue Rangone – la sostenibilità della crescita economica è legata a doppio filo con l’imprenditorialità che riusciamo a generare: se non incrementiamo il tasso di imprenditorialità non riusciremo a spingere lo sviluppo economico nel nostro Paese, e in questo l’hi-tech è un comparto chiave. Stiamo andando nella direzione giusta, come dimostrano gli sgravi fiscali a favore di chi investe in Pmi innovative e i piani individuali di risparmio, che orientano a questi obiettivi una grande mole di risorse”.

“Al di là di tutte queste criticità e al netto delle iniziative già in attuazione per superarle, in un momento in cui il terreno da recuperare per l’Italia è ancora tanto – conclude Rangone – è giusto registrare anche i messaggi positivi che arrivano dal mercato, come ad esempio la riduzione del ritardo dei pagamenti della PA verso le aziende fornitrici: oggi la media è di 59 giorni, con punte di 46, a confronto degli oltre 150 che si registravano negli anni precedenti”.

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