Agenda digitale, Marini: “Rilanciare la cooperazione tra le Regioni”

Il presidente delle Regione Umbria boccia i protocolli di intesa del ministro Brunetta: “Agli accordi manca una visione di insieme”. E rilancia: “Si innova qualificando a livello nazionale quanto fatto dagli enti locali”

Pubblicato il 08 Mar 2011

«Manca una visione di insieme che leghi i protocolli». A
Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria
non convince la strategia delle singole intese messe in campo dal
ministro Brunetta.
Presidente, cosa non le piace più
precisamente?

Ai protocolli d’intesa non sono associati finanziamenti da parte
del Governo, anzi sono ancora bloccati anche i fondi Fas che, ad
esempio, l’Umbria aveva programmato di destinare in parte
all’e-government. Le Regioni hanno più volte chiesto che questa
strategia complessiva – un’ agenda digitale per il Paese – passi
dalla cooperazione interregionale che ha già portato risultati
importanti ed è l’impianto inevitabile che discende
dall’impostazione federalista della Repubblica.
Nonostante gli ottimi risultati raggiunti dalle Regioni,
soprattutto da alcune del Centro-Nord, permangono ancora ostacoli,
non solo di tipo economico, nella realizzazione di progetti Ict. Da
cosa dipende?

Dalla percezione che si ha dell’innovazione: da semplice risorsa
strumentale per il funzionamento della macchina, l’Ict deve
diventare elemento strategico delle politiche regionali, sia per il
territorio sia per la macchina regionale. L’innovazione
tecnologica deve essere accompagnata da percorsi organizzativi
volti al miglioramento dei processi di lavoro, all’ottimizzazione
della distribuzione del personale all’interno degli uffici fino
alla revisione delle competenze degli enti e delle strutture. La
leva Ict si inserisce quindi come strumento imprescindibile di cui
tener conto anche nelle riforme.
Proprio in questa prospettiva il nuovo Cad obbliga a
dematerializzare, ma soprattutto i piccoli Comuni si trovano in
difficoltà finanziaria e organizzativa nel rispettare la roadmap.
C’è uno spazio per la collaborazione con le
Regioni?

Certamente. Ne è un esempio la Regione Umbria che in questi anni –
l’ente per il 2007-2013 ha messo in campo investimenti Ict per 7
milioni – ha perseguito come strategici gli obiettivi legati al
tema della Società dell’Informazione e della PA digitale,
mediante la realizzazione di numerosi interventi ad hoc con
l’obiettivo di costruire un insieme integrato di infrastrutture e
servizi digitali a disposizione del sistema delle autonomie
locali.
Cosa è stato fatto in concreto?
Sono stati messi in campo interventi per l’efficienza e la
semplificazione della PA (Pec e protocollo informatico) e per
l’infrastrutturazione del territorio in fibra ottica per superare
il digital divide. Solo per questa iniziativa sono stati investiti
40 milioni di euro, tra risorse proprie, nazionali ed europee.
Inoltre siamo stati tra i primi a dare attuazione ad una
“Community Network”, secondo gli standard dell’Spc, in
collaborazione con le Province e coinvolgendo tutto il sistema
istituzionale umbro. Attualmente sono collegati alla piattaforma
più di 100 enti locali e, per la parte del sistema sanitario
regionale, tutte le Asl, le Aziende ospedaliere ed i medici di
medicina generale. Abbiamo così creato le premesse perché tutti
gli enti abbiano le stesse possibilità e gli stessi standard e
possano quindi essere connessi e comunicare tra loro attraverso
un’unica ossatura di trasporto, condividendo dati
efficacemente.
Avete posto anche le premesse la creazione delle Unioni di
Comuni che l’Anci considera un’efficace modalità di cooperare
sull’Ict…

I sistemi interoperabili sono di certo un facilitatore. Occorre
dunque cogliere questa occasione per spingersi sempre di più verso
l’esercizio in forma associata dei servizi digitali, senza
attendere la costituzione delle Unioni dei comuni – processo che
richiederà tempo, ma già stabilito dal legislatore – perché
grazie agli strumenti telematici è possibile agire subito
sull’efficacia e l’economicità dei servizi erogati formando
masse critiche che garantiscano l’economicità di scala. A volte
in forma singola è proprio impossibile fare queste attività, pur
avendo a disposizione tutti gli strumenti informatici e telematici
necessari. E in una Regione come la nostra, con tanti piccoli
comuni, occorre perseguire questo obiettivo se si vogliono dare
servizi efficienti a tutti i cittadini e a tutte le imprese del
territorio. Rischiamo altrimenti una sorta di “digital divide
amministrativo” in cui solo i grandi Comuni riescono a sfruttare
l’Ict e ad erogare servizi efficienti al passo con i tempi.

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