CAMERE E INNOVAZIONE - 6

Rughetti (Pd): “Serve svolta culturale, tecnologia è strumento non dipendenza”

Il sottosegretario alla PA: “Il problema non è tanto di avere a che fare con le tecnologie ma di usarle. Ciascuno possiede almeno uno smartphone o un tablet, anche per lavorare. Obiettivo dell’intergruppo parlamentare è sensibilizzarne il corretto uso”

Pubblicato il 07 Apr 2014

Antonello Salerno

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Pubblichiamo le opinioni dei deputati e dei senatori che hanno aderito all’intergruppo sull’Innovazione. Un insieme di eletti bipartisan che “fa gruppo” con l’obiettivo di sensibilizzare i Palazzi e indirizzare i provvedimenti esaminati da aule e commissioni per “rimettere il digitale al centro delle decisioni parlamentari”.

Risponde Angelo Rughetti, classe 1947, eletto alla Camera nella lista Partito democratico, iscritto al gruppo del Pd, è sottosegretario al ministero della Pa e membro della commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici.

Sottosegretario Rughetti, come è nata l’idea di aderire a questo intergruppo?

Ho ritenuto opportuno dare l’adesione al Gruppo da semplice parlamentare, e ne confermo ora la mia presenza, perché credo che iniziative di questo tipo siano necessarie e stimolino il confronto tra persone che, pur appartenendo a gruppi parlamentari diversi nonché a schieramenti politici diversi, possano elaborare insieme proposte e creare sinergie di sviluppo. Intendiamo tra le tante cose, infatti, promuovere momenti di incontro su grandi temi connessi all’evoluzione tecnologica, predisporre una mailing list per comunicazioni e informazione, coinvolgere i soggetti interessati e condividere i progetti in atto.

Quali sono le sfide principali con cui siete chiamati a misurarvi?

Le nostre sfide sono principalmente culturali. Il problema degli innovatori non è tanto quello di avere a che fare con le tecnologie e usarle: ognuno ormai in tasca ha un tablet o uno smartphone, che usa tranquillamente anche per lavorare. Cercheremo di sensibilizzare proponendo il corretto uso della tecnologia come strumento e non come dipendenza.

L’intergruppo riunisce più di 30 esponenti di partiti diversi e di commissioni diverse della Camera e del Senato. Quanto questa sinergia trasversale può essere utile per modernizzare il Paese?

L’intergruppo è il preludio alla futura Commissione permanente sull’Agenda digitale e l’innovazione tecnologica, una proposta di modifica di regolamento che ha raccolto più di 230 firme di deputati. Il lavoro in sinergia nelle varie commissioni sarà utile per avere una visione condivisa e complessiva dei temi dell’innovazione in tutti i provvedimenti esaminati dalle Camere.

Su cosa sarà più importante spingere nella prima fase?

Quello che stiamo già facendo, fare gruppo, concordare metodi e tempi. Come per tutte le community online e non, la fase di startup ha bisogno di un po’ di energia in più.

Il Parlamento è abbastanza consapevole della centralità di questo tema per il futuro del Paese?

La giovane età media dei parlamentari aiuta, ma nonostante ci sia un accordo unanime sull’importanza del tema, alla prova dei fatti, quando occorre definire priorità, siamo ancora molto lontani. Lavorare per aumentare la consapevolezza sarà uno dei compiti dell’intergruppo.

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