Alenia Aeronautica, lavoratori in piazza a Roma e Napoli

Manifestazioni e cortei per dire no al trasferimento degli stabilimenti in Piemonte e Lombardia. In attesa del vertice azienda-sindacati di giovedì, si mobilitano anche le istituzioni: in settimana il sindaco della Capitale Gianni Alemanno incontrerà l’Ad di Finmeccanica, Giuseppe Orsi. In Parlamento Pd e Pdl presentano due interrogazioni al ministro Tremonti

Pubblicato il 03 Ott 2011

A Roma e Milano scendono in piazza i lavoratori di Alenia
Aeronautica, la società di Finmeccanica le cui sedi del centro-sud
rischiano di chiudere per essere riaperte al Nord.
I 120 lavoratori  e i 30 dirigenti romani si sono riuniti in una
delle due sedi capitoline dell'azienda, quella di via Campania
– l'altra e in via Bona, al Tiburtino – per dire no alla
chiusura e al trasferimento in Piemonte e Lombardia di personale e
attività.

Intanto si mobilitano partiti ed istituzioni. Il sindaco Gianni
Alemanno ha annunciato che in settimana incontrerà l'Ad di
Finmeccanica Giuseppe Orsi, mentre Renata Polverini intende fare
visita al presidente della holding Pier Francesco Guarguaglini. Pd
e Pdl hanno già presentato distinte interrogazioni parlamentari al
ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.

Manifestazioni anche a Napoli, dove questa mattina hanno sfilato in
corteo i circa 2500 lavoratori delle sedi di  Casoria, Pomigliano,
Nola e Napoli Capodichino dove si è registrata un'adesione
dell'80%.
''Dopo le manifestazioni di Pomigliano e Casoria, siamo qui
a Napoli per far sentire anche al capoluogo campano il peso della
situazione che si è determinata per i lavoratori di Alenia – ha
spiegato il segretario della Uilm Campania, Giovanni Sgambati – Qui
c'è il sindacato unito per scongiurare che il polo
aerospaziale campano venga depauperato''.

''Ho fiducia che con l'impegno di tutti i livelli
istituzionali – ha aggiunto Sgambati – si possa arrivare risultati
concreti e visibili sapendo che e' aperto un confronto
sindacale con il management e che riteniamo che vada concluso in
tempi brevi assicurando maggiori certezze al consolidamento
occupazionale ed industriale dell'area campana".

“I lavoratori di Alenia Aeronautica si stanno rivoltando contro
il piano industriale presentato dai vertici dell'Azienda –
puntualizza Massimo Masat, coordinatore nazionale Fiom-Cgil del
gruppo Alenia Aeronautica – Questa mattina un imponente corteo,
composto dai dipendenti dei quattro siti campani, ha attraversato
il centro di Napoli. A Venezia, la totalità dei lavoratori
dipendenti dal locale sito di Alenia Aeronautica ha manifestato con
un presidio davanti allo stabilimento, raccogliendo la solidarietà
dei lavoratori di Agusta Westland che hanno scioperato per due ore
accanto ai loro colleghi. A Roma, la protesta si è focalizzata nel
pomeriggio con un presidio davanti alla sede di via Campania, al
quale ha partecipato la maggior parte dei lavoratori del centro
direzionale.”

“Per martedì 4 ottobre, è poi prevista una grande
manifestazione a Torino che sarà attuata dai dipendenti degli
stabilimenti di Caselle e di corso Marche – annunicia il
sindacalista – Questo è il segnale inequivocabile che Alenia deve
ritirare il piano. Le manifestazioni di oggi e di domani
rappresentano infatti l'unità dei lavoratori Alenia di tutto
il Paese".
“Il sindacato chiede all'azienda il ritiro degli esuberi,
delle esternalizzazioni e delle annunciate chiusure di siti. Allo
stesso tempo, il sindacato chiede garanzie certe sugli investimenti
per il futuro. Siamo noi a volere il rilancio di Alenia, ma senza
operazioni di macelleria sociale e con programmi seri che diano
prospettive a tutto il territorio nazionale".

“L'Amministratore delegato di Alenia e quello di Finmeccanica
devono smentire con i fatti l'idea, che si sta ormai
diffondendo, secondo cui dietro al piano ci sarebbe un tentativo di
rompere l'unità del Gruppo aeronautico – conclude Masat – Le
fortune di Alenia Aeronautica, negli anni scorsi, si sono costruite
attraverso la coesione di tutti i territori e di tutto il
personale. Far saltare un elemento di valore come questo significa
costruire irresponsabilmente le condizioni di una guerra fra
territori che non potrà produrrà nulla di buono per il futuro dei
lavoratori né per quello dell'azienda.”

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