STRATEGIE SPAZIALI

Abertis in uscita da Eutelsat, un’occasione per l’Italia

Un ingresso di capitale italiano nell’operatore satellitare consentirebbe di consolidarne le attività nel nostro Paese aprendo occasioni di sviluppo futuro anche per le industrie manifatturiere

Pubblicato il 18 Lug 2012

Gildo Campesato

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Undici anni fa Telecom Italia se ne liberò vendendo a Lehman Brother la partecipazione del 20,5% detenuta in Eutelsat. Telecom Italia era il secondo azionista dietro France Telecom che col 25% deteneva la quota maggiore. In forte espansione già allora, Eutelsat è oggi il primo operatore di telecomunicazioni satellitari in Europa (televisione, cinema, dati, Internet) grazie a una flotta di 29 satelliti operativi e due in costruzione.
La vendita di Eutelsat rientrava nella strategia dell’allora presidente di Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera, di ridurre il forte indebitamento a causa della doppia Opa sull’ex monopolio telefonico italiano: prima quella di Roberto Colaninno, poi quella dello stesso Tronchetti Provera. La cessione delle molteplici partecipazioni estere era la via più breve per fare cassa. E Telecom Italia passò dal gruppo delle telco più internazionalizzate a quello delle telco più schiacciate sul mercato domestico.
Dal punto di vista finanziario la vendita di Eutelsat non fu una mossa brillante: quotata alla Borsa di Parigi, l’azione raddoppiò in poco tempo il proprio valore. Non fu una mossa azzeccata nemmeno sul piano industriale visto che l’Italia ha lasciato in altre mani il prezioso patrimonio tecnologico di Eutelsat: alla Caisse de Depot francese (25%) e agli spagnoli di Abertis (31%). I soci italiani post privatizzazione (De Agostini e Palladio Finanziaria) raccolti nel consorzio Eurazeo rimasero azionisti lo spazio di un mattino.
Ora Abertis ha deciso di uscire del tutto dall’azionariato di Eutelsat. Lo scorso 13 gennaio gli spagnoli hanno messo sul mercato il 15%; un altro 7% è stato appena acquistato dalla Cic (China Investment Corporation). Tutto lascia prevedere che ben presto venga ceduto anche il rimanente 8%.
Ci pare un’occasione per l’Italia. Anche per la spinta dell’ex ceo Giuliano Berretta, l’Italia è diventata importante per Eutelsat. Il 25% del fatturato di Eutelsat viene proprio dall’Italia: tv via satellite (Sky, Mediaset, Rai in primis), servizi per le aziende, Internet dallo spazio, cinema digitale. Non è solo un fatto commerciale: a parte i molti ingegneri italiani che lavorano nella sede centrale di Parigi, il 20% dei dipendenti Eutelsat si trova in Italia. Il teleporto Skylogic di Torino controlla la connessione a Internet via satellite per l’intera Europa grazie al satellite KaSat, il più avanzato al mondo nel settore del brodaband satellitare; il teleporto Skylogic di Cagliari consente le connessioni business e televisive con l’Africa.
Un ingresso di capitale italiano in Eutelsat consentirebbe di consolidarne le attività nel nostro Paese, aprendo occasioni di sviluppo futuro, anche per le industrie manifatturiere italiane. Thales Alenia Space ha già fruito delle commesse di Eutelsat così come molte piccole aziende, manifatturiere e dei servizi. Potrebbe inoltre rafforzarsi la collaborazione con l’agenzia Spaziale Italiana. L’Asi, infatti, ha già in corso accordi di collaborazione con Skylogic.
La cessione dell’8% di Abertis offre dunque all’Italia l’occasione di ridiventare protagonista nelle telecomunicazioni satellitari, riprendendosi un ruolo perso con l’uscita nel 2001 di Telecom Italia dal capitale di Eutelsat. Sarebbe sbagliato non coglierla.

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