INNOVAZIONE

Agenda digitale, Sangalli: “I retailer protagonisti della svolta”

Appello del presidente di Confcommercio al governo: “Valorizzare il mercato della distribuzione. Imprese e punti vendita possono trasformare le città in vere smart city”

Pubblicato il 08 Giu 2015

A.S.

sangalli-carlo-confcommercio-150608124423

“Chiediamo al Governo di inserire nell’Agenda digitale una sezione dedicata alla distribuzione”. Lo ha detto Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, durante la propria relazione annuale. “Il tema delle infrastrutture immateriali – sottolinea – della banda ultra larga, della rivoluzione digitale investe in pieno il terziario di mercato. Grazie a questi strumenti le nostre imprese, i punti vendita, la distribuzione si possono trasformare. E possono trasformare le nostre città in vere smart city”.

Il presidente di Confcommercio non è nuovo a queste posizioni di apertura nei confronti del digitale: “Internet non è una minaccia ma una opportunità che i negozi tradizionali devono cogliere“, ha detto più volte in pubblico negli ultimi mesi durante i suoi interventi pubblici.

“L’innovazione, rappresenta un fattore di competitività e, in prospettiva, di crescita. L’imprenditore che innova è anche quello che esce prima e meglio dalla crisi. Crediamo – affermava Sangalli presentando il volume “il negozio nell’era di Internet – che una nuova stagione di crescita non possa prescindere dall’innovazione e dai servizi”.

Secondo uno studio presentato in quell’occasione, condotto in collaborazione con Format Ricerche, per circa il 70% dei consumatori e degli imprenditori i negozi tradizionali tra 10 anni avranno ancora un ruolo importante, ma solo se capaci di emozionare e di coinvolgere il cliente. Dalla ricerca emergeva anche che il 55,6% dei consumatori ha acquistato almeno una volta online, soprattutto per ragioni di prezzo, mentre il 54,9% dei consumatori ha cercato un prodotto su Internet prima di acquistarlo in un negozio tradizionale. Sul versante delle imprese, infine, due intervistati su cinque dichiaravano di avere un sito web, ma di questi solo il 26,3% diceva di usarlo anche per il commercio elettronico.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 3