Tablet e smartphone. L’Italia alla prova della new mobile economy

A Milano pieno di partecipanti all’evento organizzato dal nostro giornale con il patrocinio dell’Agenzia dell’Innovazione dedicato a indagare le opportunità di business per le aziende legate al fenomeno di “tavolette” e apps. Online gli atti del convegno

Pubblicato il 29 Set 2011

placeholder

Smartphone e tablet stanno hanno cambiato il mercato e il modo di
fruire della tecnologia. Le aziende si devono confrontare
quotidianamente con queste nuove modalità di fare business,
cogliendo le sfide e opportunità offerti e cercando di intuire
quale sarà l’evoluzione delle tendenze in atto. Sono alcuni dei
temi che sono stati affrontati oggi nell’ambito del convegno
“New Mobile Economy. Tablet & Smartphone, un cambiamento sociale
di mercato”, organizzato da Corriere delle Comunicazioni assieme
ad Accenture e Telecom Italia con il patrocinio dell’Agenzia
dell’Innovazione.

Alla discussione, moderata dal professore Francesco Sacco
dell’Università Bocconi, hanno partecipato esponenti
dell’ecosistema mobile: Stefano Nocentini, responsabile
Topmarketing di Telecom Italia, Marco Matera di Accenture, Romeo
Quartiero, presidente di DS Group, Serge Pastore, direttore
generale di BBJ, Antonio Bosio, direttore di Prodotti e Soluzioni
di Samsung Italia, e Alessandro Macciardi di BIP.

“Si può parlare di New mobile economy e quali sono le
conseguenze dal punto di vista pratico del business per le
aziende?”, ha chiesto Sacco all’inizio del suo intervento,
partendo proprio dallo spartiacque segnato dal sorpasso nelle
vendite di smartphone sui cellulari, avvenuto a fine 2010 negli
Stati Uniti e nel secondo trimestre 2011 in Europa.

"I player nuovi, Facebook primo fra tutti – ha ricordato Sacco
– stanno ridisegnando i meccanismi di comunicazione e interazione
tra soggetti o di acquisizione notizie. Tuttavia, l’economia che
si sta configurando non è necessariamente diversa quanto più
interattiva, e il fattore chiave per le aziende diventa proprio la
partecipazione degli utenti, per i quali aumenta il vantaggio
percepito e la fidelizzazione".

Un passaggio centrale diventa allora come il mobility si sia
evoluto progressivamente in un ecosistema nel quale convergono
diverse industrie: device provider come Apple o Nokia, internet
player come Facebook, giganti del software (Microsoft od Oracle,
per esempio), ma soprattutto i fornitori di servizi di
telecomunicazioni.

Nel corso degli interventi l’attenzione si è così spostata
sull’interrogativo di come si debbano muovere le aziende,
soprattutto cercando di intuire quali saranno i player attorno ai
quali si concentrerà questo ecosistema. La sfida non è tuttavia
solo esterna, ma anche di impadronirsi di questi strumenti, di
muoversi velocemente per “acquisire un vantaggio quantitativo e
competitivo”, con un approccio che sia il più integrato
possibile, ha sottolineato Matera, della nuova divisione Mobility
Services di Accenture.

In Italia, paese con il più elevato tasso di penetrazione di
smartphone al mondo, chi si propone come player di riferimento per
le aziende in particolare è Telecom Italia grazie alla sua Nuvola,
con la quale si rivolge anche ai mobile worker, coloro che lavorano
senza un ufficio e la cui percentuale è destinata a crescere (dal
29% del 2009 al 35% atteso del 2013).

“Si aiutano le aziende a lavorare usando tutti i device,
definendo nuovi modelli di business tarati su di loro”, ha
evidenziato Nocentini, “si ha la possibilità di connettere la
rete fissa e la rete mobile, con data center in Italia, dato che le
aziende hanno bisogno di garanzie e di sapere dove sono i loro dati
e quali leggi rispondono”.

Durante il convegno ricadute pratiche di queste tecnologie sono
state illustrate da Quartiero, di DS Group, società specializzata
nelle applicazioni per chi lavora in mobilità. Bosio, direttore di
Samsung Italia, ha ricordato la richiesta di apparecchiature e
prodotti, televisori in primo luogo, che permettano di interagire
con il mondo esterno e di inserirsi nell’ecosistema. Pastore di
BBJ, ha invece accennato ai primi progetti di sperimentazione di
geolocalizzazione e geotagging.

Se il privato avanza, la Pubblica amministrazione resta tuttavia
indietro. Nell’analisi, presentata alla conclusione del convegno
da Macciardi, emerge una realtà “con un livello dei portali
deludente”, mentre servizi che potrebbero sfruttare “le
elevatissime potenzialità dei tablet e degli smartphone sono a un
livello primordiale” .

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 2