Tremonti “scippa” gli 800 mln all’Ict

La bozza della legge di stabilità prevede che il surplus incassato grazie all’asta Lte sia destinato al fondo per l’ammortamento dei titoli di stato e all’istruzione. Niente risorse per banda larga e progetti di digitalizzazione. Il presidente della Camera, Fini: “Sbloccare subito i fondi per il digital divide”. Gentiloni (Pd): “Il governo non mantiene le promesse”.

Pubblicato il 12 Ott 2011

Niente tesoretto dell'asta Lte per le Tlc. I circa 1,6 miliardi
aggiuntivi, rispetto all'obiettivo minimo di 2,4, incassati
dallo Stato nella gara per le frequenze 4G non andranno nemmeno in
parte – era previsto il 50% – al settore. Lo prevede la bozza delle
legge di stabilità: i fondi in più andranno al fondo per
l'ammortamento dei titoli di Stato e all'istruzione.

Se il testo venisse confermato, quindi, le Tlc dovrebbe fare a meno
di circa 800 milioni di euro di finanziamenti da parte dello Stato
(l'asta Lte si è chiusa con un introito che ha sfiorato i 4
miliardi di euro, quindi i proventi in più ammontano a 1,6
miliardi, di cui la metà è per l'appunto, 800 milioni). La
legge attualmente prevede infatti che il 50% dei proventi
aggiuntivi rispetto ai 2,4 miliardi previsti debbano tornare al
settore, mentre la bozza in questione modifica il testo originario,
precisando che  ''eventuali maggiori entrate accertate
rispetto alla stima di cui al presente comma sono riassegnate per
il 50% al fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato e per il
50% ad incremento della dotazione del fondo di cui all'articolo
7-quinquies, comma 1, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n.5,
convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009,
n.33''.

Si tratta di un fondo ''nello stato di previsione del
ministero dell'Economia e delle Finanze'' istituito
''al fine di assicurare il finanziamento di interventi
urgenti ed indifferibili, con particolare riguardo ai settori
dell'istruzione e agli interventi organizzativi connessi ad
eventi celebrativi''.

La bozza non convince il Pd. Secondo Paolo Gentiloni, deputato e
responsabile Forum Ict "per l'ennesima volta il governo 
non mantiene le promesse sullo sviluppo della banda
larga''.

''La marcia indietro del governo sui fondi per
l'economia  digitale e la banda larga – aggiunge – se fosse
confermata, sarebbe la  dimostrazione del caos in cui versano le
strategie per lo sviluppo e il rilancio dell'economia.
L'impegno preso per reinvestire una parte dell'1,6 miliardi
di maggiori introiti dell'asta delle frequenze nel  settore
dell'economia digitale era uno dei pochi investimenti certi 
finora annunciati''.

''E come tutti sanno questi portano un beneficio non solo
alle  aziende legate a internet ma all'intera economia.
Rimangiarsi questa  promessa, in un settore che ha appena
investito 4 miliardi per acquisire le frequenze, è la conferma
-conclude Gentiloni- che il governo non ha nessuna idea di sviluppo
e di rilancio dell'economia''.

Secondo Vicenzo Vita, senatore del Pd, "senza nulla togliere –
ci mancherebbe – al dramma dell'istruzione pubblica
la scelta del Governo di non impegnare il surplus ottenuto con la
gara per le frequenze delle tlc nel settore, è  l'ennesima
dimostrazione della completa mancanza di strategia".

"E' dall'inizio di questa legislatura – prosegue il
senatore – che le risorse promesse al settore dei media sono come
le vacche di Mussolini. Girano da una  tabella all'altra e non
si fermano mai. Attenzione perché ci  sono impegni presi per
l'incremento della banda larga e il sostegno delle emittenti
locali che non possono essere  delusi".

Intanto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, chiede che gli
800 milioni per la banda larga siano sbloccati.
"Le istituzioni devono essere consapevoli dell'importanza
dello sviluppo economico attraverso il digitale -ha sottolineato
Fini, nel videomessaggio inviato allo Iab Forum in corso a Milano –
Mi auguro che gli 800 milioni della
legge 69 del 2009 per la banda larga, vengano sbloccati al più
presto dal Cipe". Anche perché "il 2% del Pil italiano
è prodotto dalla Internet economy e nell'ultimo anno il 34%
delle imprese online hanno aumentato il numero di
occupati".

Secondo Fini, "occorre sostenere le imprese virtuose. Ad
esempio- spiega – diminuendo "l'Iva per i prodotti di
carattere culturale commercializzati attraverso il web".
Infine il presidente della Camera si sofferma sul potenziale
risparmio che si avrebbe se la Pubblica amministazione fosse
completamente digitalizzata: "Secondo uno studio del
politecnico di Milano ci sarebbe un risparmio di 40 miliardi
all'anno".

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