Lte, Parisse: “Investiremo molto. Puntiamo alla leadership”

Il direttore strategy e new business di Vodafone Italia svela i piani per il 4G: oltre un miliardo di investimenti per l’upgrade dei siti esistenti e per nuove infrastrutture nelle aree ad alto traffico e in digital divide. Primi servizi nel 2012

Pubblicato il 02 Nov 2011

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Oltre un miliardo di euro di investimento nella rete, per partire
già nel 2012 con l’Lte nelle principali città: questo è il
piano di battaglia di Vodafone. Che ha speso 1,259 miliardi in
frequenze e intende continuare a tenere alta la posta. Ce ne parla
Stefano Parisse, direttore strategy e new business
di Vodafone Italia.
È appena finito l’esborso dell’asta e già tocca
investire nella rete. Quanto spenderete per il 4G?

Nei prossimi tre-quattro anni Vodafone investirà in infrastrutture
più di quello che ha investito per l’acquisto delle
frequenze.
Un grosso impegno.
Sì, lo faremo per restare leader nei dati. Ma quello di fare il 4G
è un grosso sforzo cui è sottoposto l’intero settore della
telefonia mobile. Un settore virtuoso per livello di competizione,
di investimenti e per il trend di calo di prezzi deflattivo. Tanto
è vero che la stessa Ofcom ha indicato i prezzi del mobile in
Italia tra i meno cari d’Europa.
Come userete le frequenze? Tutte per il 4G
mobile?

Sì, le useremo interamente per il 4G per offrire un livello di
servizio molto elevato.
Per l’appunto, quando lancerete l’Lte e con quali
velocità? Lo standard arriva a 100 Mbps.

Il lancio massivo sarà nel 2013 e nelle principali città
inizieremo il rollout già nel 2012. La velocità sarà la migliore
che la tecnologia ci permetterà di offrire, tenendo conto degli
apparati di rete ed eventuali sinergie tra diverse frequenze.
Come userete i diversi tipi di frequenza? In Germania
quelle a 800 MHz sono usate dagli operatori, Vodafone inclusa,
soprattutto per il digital divide e nelle zone rurali.

Le frequenze a 800 MHz ci serviranno a garantire la massima
copertura del territorio con la miglior qualità indoor mentre
quelle a 2.6 GHz permetteranno di offrire la massima velocità
nelle zone urbane più densamente popolate. Useremo i 1800 MHz sia
per il Gsm sia per il 4G.
Farete nuovi siti, potenzierete gli
attual
i?
La rete sarà realizzata principalmente tramite l’upgrade dei
siti esistenti, su cui stiamo già installando apparati
multistandard (2G/3G/Lte) di nuova generazione e a basso consumo
energetico (Single Ran). Dovremo anche costruire siti nuovi per
potenziare la rete nelle aree ad alto traffico e nei comuni in
digital divide, dove stiamo già realizzando nuovi impianti
nell’ambito del progetto 1000 Comuni.
Il backhauling sarà realizzato con un mix di siti collegati in
fibra e in ponte radio, questi ultimi confluiranno in punti di
raccolta a loro volta collegati in fibra.
La normativa italiana sull’elettrosmog, molto stringente,
non vi sarà d’ostacolo?

È indispensabile aggiornare la normativa sulle emissioni
elettromagnetiche. Non penso ovviamente ad alzare i limiti (che
sono comunque i più restrittivi al mondo). È necessario, invece,
specificare meglio le metodiche e le aree di misurazione. Penso ad
un intervento che consenta di aggiornare e chiarire alcuni aspetti
del regolamento di attuazione della legge quadro sui campi
elettromagnetici, mettendo a frutto il patrimonio di esperienze
maturate in quasi un decennio da parte delle Arpa, della Fondazione
Ugo Bordoni, dell’Ispra e del Cei.
Visto che userete le frequenze nuove solo per il 4G,
assumiamo che l’attuale banda larga mobile non ne abbia bisogno.
Anche perché state procedendo con il refarming Umts 900,
vero?

Sì, il refarming è già stato fatto in molte parti d’Italia.
Questo ci consente di migliorare sia la qualità sia la copertura
perché permette un utilizzo più efficiente dello spettro. Come è
noto, le frequenze più basse (rispetto al 2.100 attualmente
utilizzato per l’Umts) consentono una copertura più estesa sul
territorio e migliore all’interno degli edifici.
L’ultrabroadband sarà fissa o mobile?
Dovrà essere sia mobile sia fissa, in logica di complementarietà.
Il settore della telefonia mobile si trova oggi più avanti perché
ha investito molto e con continuità, spinto dalla forte
competizione. Nel fisso invece il discorso è diverso. Il rame
oggi, e la fibra domani, sono monopoli naturali quindi serve un
modello diverso, perché la competizione da sola non basta.

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