Tlc, Bernabè: “Dati terzo trimestre impongono riduzione forza lavoro”

Il presidente esecutivo di Telecom Italia in audizione al Senato sottolinea che per la prima volta il settore ha registrato un calo degli accessi su rete fissa e la diminuzione delle linee a banda larga. Appello al governo Monti: “Le Tlc devono riacquistare ruolo centrale nelle politiche di sviluppo: dare priorità a reti Ngn e a obiettivi Agenda digitale”

Pubblicato il 29 Nov 2011

“Nel terzo trimestre 2011, per la prima volta, il settore tlc ha
registrato la riduzione del numero di accessi su rete fissa degli
operatori alternativi e la diminuzione del numero complessivo di
linee a banda larga fissa. Risultati che impongono a tutti gli
operatori riduzioni della forza lavoro”. Lo ha detto in audizione
alla Commissione Industria del Senato, il presidente esecutivo di
Telecom Italia, Franco Bernabè.

“Bisogna prendere atto che siamo di fronte ad un mercato ormai
maturo che ha saputo rinnovarsi radicalmente, eliminando, via via,
le inefficienze ereditate dal passato: siamo diventati un settore
snello, dinamico e aperto alla concorrenza, che sceglie con
oculatezza su quali progetti e tecnologie investire”.

In dettaglio Bernabè ha sottolineato che In Italia le famiglie
“mobile only” – quelle prive di collegamento alla rete fissa –
hanno raggiunto il 30% del totale pari a circa 7,5 milioni, una
percentuale superiore rispetto al 19% in Spagna, 13% nel Regno
Unito e 12% in Germania. Al contrario, le famiglie “fixed only”
sono solo 1,5 milioni (6%). Tra il 2005 e la prima metà del 2011
gli accessi fisici della rete in rame si sono ridotti di circa 2
milioni, passando da 23 a 21 milioni, mentre gli accessi in fibra
degli operatori alternativi sono cresciuti di circa 130mila unità,
da 200mila a 330mila. E nello stesso periodo, il numero delle sim
è aumentato di circa 20 milioni, superando i 91 milioni.

Il presidente esecutivo di Telecom Italia ritiene che “le
opportunità di crescita ci sono e vanno ricercate, al di fuori dei
servizi tradizionali e cioè nello sviluppo delle smart cities, dei
nuovi servizi mobili, oltre che nella diffusione delle reti di
nuova generazione”. C’è però un “problema di travaso degli
addetti, perché bisogna stimolare nuovi segmenti di attività: è
proprio la tecnologia che porta a questo, e lo stimolo avviene
anche grazie all'aumento dell'alfabetizzazione
informatica”. E nello specifico per quel che riguarda Telecom
Italia Bernabè ha detto che “come avvenuto in passato
procederemo sempre in accordo con i sindacati".

Secondo Bernabè “occorre che le Tlc riacquistino il loro ruolo
centrale nelle politiche di sviluppo del Governo e del
Parlamento”. “Non si richiedono indebiti interventi dello Stato
in ambito di mercato propri dell'iniziativa privata, ma misure
non distorsive della concorrenza, volte a favorire il concreto
raggiungimento, da parte del nostro Paese, degli obiettivi
dell'Agenda Digitale europea per la massimizzazione del
potenziale economico e sociale delle reti a banda larga e
ultralarga a vantaggio dell'intero sistema produttivo”.

Bernabè ha acceso i riflettori anche sul ruolo svolto da Infratel:
“Ha lavorato bene in questi anni, ma poteva fare molto di più se
gli 800 milioni che erano stati individuati per la chiusura del
digital divide fossero stati erogati al settore invece che
dirottati su altre voci di finanza pubblica”.

“La prossima manovra per il rilancio dell'economia – ha
dunque sottolineato il presidente esecutivo di Telecom Italia –
dovrebbe dare impulso alla banda larga e ultralarga, attraverso la
definizione di un progetto strategico attuativo dell'Agenda
digitale europea mirato ad assicurare il conseguimento di obiettivi
prioritari”. Fra questi il completamento del Piano nazionale
banda larga, la promozione di investimenti nelle reti di nuova
generazione, la promozione della domanda di accesso ai servizi in
banda larga e ultralarga, la liberazione delle frequenze Lte da
parte delle tv locali non oltre il 31 dicembre 2012, il recepimento
del nuovo pacchetto di direttive Ue sulle comunicazioni
elettroniche, l'eliminazione delle distorsioni concorrenziali
che avvantaggiano gli over the top.

Bernabè ha aggiunto che “Telecom Italia conferma la propria
determinazione a svolgere una funzione chiave nella transizione
verso le reti di nuova generazione in un contesto in cui vengano
individuate le forme più idonee di partnership pubblico-privato,
anche in considerazione dell'attuale congiuntura economica e
dei rischi di investimento connessi all'incertezza della
domanda". “Le scelte di investire inizialmente solo nelle
grandi aree metropolitane del Paese, di adottare le soluzioni
tecnologiche ed architetturali più efficienti, di individuare
oculatamente progetti pilota circoscritti ad alcune limitate aree
geografiche rappresentano in realtà un percorso
ineludibile”.

Riguardo alle indiscrezioni che vedrebbero Bernabè candidato al
vertice di Finmeccanica, il presidente esecutivo di Telecom Italia
ha risposto che "c'è ancora tanto da fare in Telecom
Italia".
Nella "rosa" dei nomi ci sono Vito Gamberale, presidente
di F2ì che sarebbe però costretto ad abbandare l'avventura
Metroweb, appena iniziata, e Mauro Moretti, amministratore delegato
di Fs, ma quest'ultimo ha già dichiarato di avere "altre
cose da fare".

Per l'incarico di presidente il candidato più papabile sarebbe
Guido Venturoni, consigliere anziano di Finmeccanica che ha
presieduto il cda del 14 novembre scorso in assenza di
Guarguaglini.

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