CHE BROADBAND FA. Reti fisse verso il rischio “desertificazione”

Per la prima volta, nel terzo trimestre 2011, gli accessi a banda larga fissi non sono più cresciuti e risultano addirittura in leggero calo

Pubblicato il 12 Dic 2011

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Nella banda larga, il 150° dell’Unità d’Italia verrà
ricordato come l’anno in cui il mercato del broadband fisso ha
subito una drastica battuta d’arresto. In effetti, per la prima
volta, nel terzo trimestre 2011 gli accessi a banda larga fissi non
sono più cresciuti, ma risultano addirittura in leggero calo. Cosa
sta succedendo?

In realtà, stanno venendo al pettine l’insieme dei nodi che
contraddistinguono il mercato italiano. Da un lato, l’annoso
problema del bacino di soggetti informatizzati, per cui si avvicina
velocemente la soglia delle famiglie con un pc in casa, senza
dimenticare che in Italia circa il 30% delle famiglie utilizza solo
il mobile per telefonare. Dall’altro, la banda larga mobile
diventa sempre di più, sia in termini prestazionali che economici,
una valida alternativa per chi non necessita di livelli di servizio
particolarmente elevati.

Per avere un’idea delle due dinamiche, basti pensare che negli
ultimi 12 mesi, gli accessi broadband di rete fissa sono cresciuti
di circa 500 mila unità, a fronte di oltre 2 milioni di nuove
Internet Key e senza parlare dei 4 milioni di nuovi smartphone che
fanno traffico IP. A titolo di confronto, basti pensare che in
Francia – paese con la nostra stessa popolazione – ci sono quasi 23
milioni di collegamenti broadband rispetto ai 13,5 milioni
dell’Italia. Siamo di fronte ad un progressivo rischio di
desertificazione delle reti fisse? Chi pagherà il conto delle
nuove reti a banda ultra larga fissa?

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