Maurizio Dècina: “Puntare su cinque linee d’azione”

Alfabetizzazione digitale, reti Ngn, transazioni online, politiche per lo spettro radio, contenuti e servizi sociali digitali. Siamo molto lontani dagli obiettivi europei. Ma qualcosa si muove

Pubblicato il 06 Feb 2012

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Adesso è il momento di essere concreti. A fronte della cabina di regia istituita dal governo per l’agenda digitale, bisogna pensare alle priorità e ai settori sui quali intervenire. Che sono cinque: “alfabetizzazione digitale, reti di nuova generazione, transazioni online, politiche per lo spettro radio e contenuti digitali/servizi sociali digitali”, commenta Maurizio Dècina, ordinario del Politecnico di Milano in Reti e Comunicazioni.


Ma siamo davvero in ritardo, rispetto al resto d’Europa, con la definizione dell’agenda digitale italiana?
L’Europa e quasi tutti gli stati membri si sono dotati di un’Agenda digitale che traguarda ambiziosi risultati entro il 2020. Ricordo che gli obiettivi dell’Agenda europea per le infrastrutture sono: il 100% di copertura a larga banda della popolazione entro l’anno prossimo, il 2013, il 100% di copertura a banda ultra-larga (maggiore di 30 Mbit/s) entro il 2020 con almeno il 50% degli abbonamenti a 100 Mbit/s. Per quanto riguarda gli obiettivi dei servizi digitali per la popolazione, l’Europa indica il 75% di utilizzo di Internet, il 50% di utilizzo dell’e-commerce e il 50% di transazioni digitali con la PA, mentre per le imprese l’obiettivo è che almeno il 33% venda attraverso Internet. L’Italia è molto lontana da questi obiettivi. Tutti i suoi indici di digitalizzazione sono di gran lunga inferiori alla media dei Paesi europei.


Qualcosa però si sta muovendo.
Finalmente, direi. Nel 2011 il Governo ha lanciato due iniziative per la diffusione delle infrastrutture a larga banda nelle zone di digital divide del Paese, il “Progetto strategico” e il “Piano di Azione-Coesione”, ripristinando risorse già previste dal governo Prodi per coprire con banda larga (e ultralarga) il 100% della popolazione. Con il recente Decreto sulle Semplificazioni, il Governo ha quindi varato un piano strategico e una cabina di regia per la “realizzazione delle infrastrutture tecnologiche e immateriali al servizio delle comunità intelligenti (smart communities), finalizzate a soddisfare la domanda di servizi digitali in settori quali mobilità, risparmio energetico, sistema educativo, sicurezza, sanità, servizi sociali e cultura.


E quali sono le priorità?
Nel nostro Paese gli indici di alfabetizzazione informatica, di copertura della rete fissa e di sviluppo dei servizi digitali, sia per i consumatori che per le imprese, sono nettamente di retroguardia in Europa. Il peso di Internet sul Pil italiano è del 2,5% contro, ad esempio il 7% del Regno Unito. In Italia, domanda e offerta (pubblica e privata) non trovano convenienza nella fruizione e produzione di servizi digitali. Facendo esplicito riferimento al Decreto sulle Semplificazioni, le misure da intraprendere possono essere schematizzate secondo cinque vaste linee di azione: alfabetizzazione digitale, infrastrutture delle reti di accesso, politiche e gestione dello spettro radio, transazioni e pagamenti on-line (e-commerce), contenuti digitali e servizi sociali (smart cities).


Come portarle avanti?
In parallelo, così come avviene per le liberalizzazioni; sia pur con tempistiche differenti. Mentre si sviluppano le infrastrutture è fondamentale stimolare l’uso di Internet per la crescita del Paese. Questo stimolo va effettuato sia sulla domanda sia sull’offerta. In Italia gli analfabeti digitali (quelli che non hanno mai usato internet) sono il 40% della popolazione. Addirittura il doppio della media europea. Questo è un tema trascurato da troppi anni. Va lanciata una campagna di alfabetizzazione informatica sui media, nelle scuole, nelle università, e una strategia per assistere analfabeti e anziani alla fruizione dei servizi digitali (del tipo “Internet Geek Squad” statunitense). Ma bisogna nel contempo anche migliorare l’offerta di servizi digitali.


Come?
Per incentivare le transazioni online e l’e-commerce, i servizi pubblici potrebbero adottare Pos con tecnologie Nfc. Si potrebbero sostituire le raccomandate con la Pec e stabilire un regime fiscale che incentivi le operazioni online. Segnalo che oggi la transazione online è addirittura penalizzata rispetto a quella “fisica”. Per esempio se pago con carta di credito il bollo auto ho un aggravio addirittura del 4% rispetto all’uso di un “assegno circolare”. I servizi sociali digitali sono invece promossi dallo sviluppo dell’Ict e dell’Internet delle cose: telelavoro, telemedicina, teledidattica, gestione intelligente del traffico e della mobilità, elettricità intelligente (smart grid), città intelligenti (smart cities). Lo sviluppo dei servizi digitali orientati alla collettività è foriero di grande crescita per il Paese e deve essere stimolato tramiti incentivi e obblighi per la PA e per i cittadini.


E per questi servizi in futuro giocherà un ruolo importante la rete mobile.
Sì, per questo motivo è importante la valorizzazione e la pianificazione dello spettro radio, una risorsa pregiata di proprietà pubblica. Da qui al 2020 c’è la necessità di trovare almeno un gigahertz di nuova banda radio per sostenere l’esplosione del traffico dati in mobilità con i futuri sistemi radiomobili (oltre all’Lte stanno emergendo Lte Advanced e Lte Beyond) e per consentire l’interconnessione in rete di miliardi di oggetti intelligenti (l’Internet delle cose).

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