LA GUERRA DELLE FREQUENZE

Tv italiane a rischio blackout

Allarme “accecamento” per un apparecchio su quattro a causa delle interferenze con le base station dell’Lte. La potenza di trasmissione irradiata sulla banda Uhf può provocare la saturazione dei filtri delle antenne

Pubblicato il 20 Feb 2012

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Una tv su quattro sarà presto a rischio accecamento, a causa delle interferenze dovute al segnale delle antenne Lte. L’avvento delle stazioni radio base del 4G sui tetti delle nostre case rischia di mandare in tilt le antenne della tv. La convivenza fra telco e tv sulla stessa banda di frequenza Uhf sarà dunque messa a dura prova quando, nel 2013, comincerà il roll-out delle antenne Lte nelle nostre città. A rischio sono soprattutto le antenne di ricezione del segnale televisivo nelle grandi città come Roma e Milano. È previsto per fine 2012 il termine ultimo entro il quale le tv locali dovranno liberare le frequenze fra il canale 61 e il 69, assegnate alle telco con la recente asta Lte. Si prevede che migliaia di famiglie saranno costrette a chiamare un tecnico antennista, per riposizionare l’antenna della tv, potenziare i filtri anti-interferenza e riaccendere il video oscurato dal potentissimo segnale che, dalle antenne Lte, servirà gli smartphone di prossima generazione.

Il problema che si pone è il costo degli interventi: chi pagherà il tecnico antennista? L’utente finale? Un problema in più sul fronte ingarbugliato delle frequenze che potrebbe trovare posto nell’agenda del ministro Passera. Ma anche un’occasione per avviare un vero “spectrum review”, dopo lo stop di tre mesi per rivedere il regolamento del “beauty contest”.

Ma andiamo con ordine. I canali dal 61 al 69 della banda Uhf sono stati da poco aggiudicati alle Tlc con l’asta di settembre. I canali dal 21 al 60, in tutto 40, restano invece alle televisioni. Ad esempio sul canale 60 c’è una televisione che trasmetterà e verrà ricevuta dalle antenne dei telespettatori.

Già in sede di asta Lte si sapeva che l’ultimo canale televisivo, il 60, poteva ricevere delle interferenze dal primo canale delle telecomunicazioni, il 61. Come? Ad esempio, poniamo l’esistenza di un’antenna radio base montata sul tetto di una casa, che trasmetta il segnale telefonico sul canale 61 (oggetto di forti investimenti da parte di Wind in sede di asta Lte), con tutto intorno, sempre sul tetto, tutte le antenne di ricezione televisiva degli utenti. Si immagina che ci possano essere delle interferenze del canale 60 sul canale 61.

Questo problema nell’asta Lte è stato tenuto in considerazione, tanto che il canale 61 aveva uno status specifico e differente dagli altri lotti generici messi a gara, e ancor più importante, il costo del canale 61, per questo problema, è stato inferiore agli altri.

Ma c’è un altro problema di potenziali interferenze, molto più ampio e potenzialmente dannoso, di cui in sede di asta Lte non si è parlato. E che non riguarda quindi soltanto Wind, che detiene le frequenze del canale 61 adiacente al 60, l’ultimo canale televisivo, ma che riguarda anche Tim, Vodafone e H3g. Quando arriverà l’Lte, le potenze di trasmissione irradiate su tutta la banda Uhf dalle stazioni radio base delle telecomunicazioni potrebbero avere un effetto di saturazione dei filtri delle antenne televisive riceventi che si trovano nelle vicinanze. In altri termini, la potenza di trasmissione del segnale delle stazioni radio base potrebbe mandare in tilt le antenne televisive che si trovano nei dintorni.

Immaginando una stazione radio base delle telecomunicazioni sul tetto di un’abitazione, circondata da una miriade di antenne riceventi televisive, se le antenne tv sono puntate nella direzione della stazione radio base rischiano di provocare la saturazione dei filtri delle antenne di ricezione tv.

In parole povere, i canali televisivi ricevuti da un’antenna tv che si trova nelle immediate vicinanze di una stazione radio base rischiano di essere disturbati dal segnale di trasmissione dell’Lte. Diversi studi internazionali parlano di questo problema, l’Itu (International Communication Union), l’agenzia Onu che si occpua di Ict, se ne sta occupando, idem l’Ofcom, l’Authority delle Comunicazioni nel Regno Unito. Di certo, anche in Italia sarà necessario intervenire di nuovo sui sistemi di antenna televisivi, cambiare i filtri, fare in modo che le antenne di ricezione televisiva siano in grado di intervenire e filtrare sulle interferenze provenienti dalle stazioni radio base dell’Lte, che lavoreranno sui canali dal 61 al 69. Problemi non irrisolvibili, però si tratta di spese. E chi dovrà sostenere queste spese? Saranno gli utenti a doversi sobbarcare questi costi aggiuntivi?

Secondo stime allarmistiche raccolte dal Corriere delle Comunicazioni, con l’avvento dell’Lte un utente su quattro, soprattutto nelle grandi città, potrebbe subire l’accecamento dei canali televisivi. Una tv su quattro a Roma e Milano, ad esempio, potrebbe oscurarsi del tutto se l’antenna di ricezione televisiva si trovasse in rotta di collisione con il segnale trasmesso delle antenne 4G delle Tlc.

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