IL CASO

Unbundling, la Commissione Ue invia seconda lettera all’Italia

Dopo la missiva del 16 marzo, ancora senza risposta, Bruxelles ha scritto nuovamente al governo italiano per chiedere chiarimenti in merito alla versione della norma approvata in via definitiva nell’ambito del decreto Semplificazioni. Restano dubbi sul rispetto della norma comunitaria in merito ai poteri di Agcom. E per l’Italia resta aperta l’ipotesi di procedura di infrazione

Pubblicato il 04 Apr 2012

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La Commissione Europea ha inviato una seconda lettera al governo italiano sulla norma “unbundling” approvata nell’ambito del Decreto Semplificazioni. La nuova missiva inviata il 10 aprile riguarda nello specifico la seconda versione dell’emendamento approvata prima dal Senato e poi in via definitiva dalla Camera. La Commissione Ue chiede al governo di chiarire il potenziale impatto della nuova versione della norma in particolare in merito ai poteri di Agcom.

La nuova norma “ristabilisce” il ruolo di Agcom ma l’Europa vuole verificare se siano state completamente rispettate le norme europee in tema di poteri discrezionali conferiti alle autorità di regolazione.

Secondo quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni il "nodo" riguarderebbe la modalità con cui la nuova norma ha "restituito" i poteri ad Agcom: se da un lato si conferma il ruolo dell’Autorità dall’altro si dettano all’Autorità tempi (120 giorni) e modalità. La norma approvata dal Parlamento pregiudicherebbe l’indipendenza dell’Agcom nell’esercizio dei suoi poteri: la direttiva quadro Ue stabilisce che le Autorità indipendenti non devono prendere istruzioni da nessun organo nel loro esercizio di regolazione del mercato. Anche secondo l’Etno, l’associazione che rappresenta le principali telco europee permangono elementi di dubbio sul rispetto delle norme Ue per quanto riguarda i poteri di Agcom.

Sempre secondo quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni resta in piedi l’ipotesi di procedura di infrazione che potrebbe essere aperta nei confronti del nostro Paese anche prima delle 10 settimane concesse di rito al governo per fornire i relativi chiarimenti.

La Commissione Ue fa sapere inoltre di non aver al momento ancor ricevuto alcuna risposta in merito alla prima lettera datata 16 marzo.

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