CHE BROADBAND FA?

Non c’è innovazione senza comunicazione

Sul prezzo equo e ragionevole dei servizi a banda ultralarga i punti di vista fra domanda e offerta rimangono ancora troppo lontani. E gli sforzi per comunicare il valore d’uso e l’impatto dei servizi abilitanti rimangono insufficienti

Pubblicato il 07 Mag 2012

Cristoforo Morandini, Associated partner Between

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Confindustria Digitale ha richiamato l’attenzione sull’infrastrutturazione dei distretti industriali, proponendo di riservare almeno metà delle risorse disponibili a tale scopo. Mentre il livello di copertura dei servizi di base non appare dissimile dalla media nazionale, il gap è molto più marcato sui servizi fino a 20 Mega e, soprattutto, sulle prestazioni effettive che si riescono a raggiungere con le tecnologie Dsl nelle zone distrettuali. Dall’analisi dei principali 100 distretti italiani emerge come l’Adsl2+ (fino a 20 Mega) sia disponibile per poco più del 60% delle unità locali, con un’elevata eterogeneità territoriale, e la velocità media effettiva sia inferiore a 3,5 Mbit/s. Riguardo poi all’amletico quesito dell’effettiva richiesta di servizi evoluti, le ultime indagini dell’Osservatorio Banda Larga dimostrano la crescente consapevolezza, crisi permettendo, dell’utilità dei collegamenti a banda ultra larga (100 Mega) e sono circa 1/3 le imprese che dichiarano un interesse concreto. Sul prezzo equo e ragionevole i punti di vista tra offerta e domanda rimangono però ancora troppo lontani e gli sforzi per comunicare il valore d’uso e l’impatto dei servizi abilitati rimangono insufficienti. Ben vengano quindi nuove partnership tra pubblico e privato per rompere il circolo vizioso e abbassare le soglie di accesso alla nuova generazione di servizi, non solo dal punto di vista infrastrutturale, ma anche da quello della diffusione della conoscenza digitale.

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