L'INCHIESTA UE

Ericsson a difesa dei cinesi: “No a inchiesta anti-dumping per Huawei e Zte”

La casa svedese contraria all’ipotesi di apertura di un procedimento, da parte della Commissione Ue, a carico delle due aziende cinesi per aiuti di Stato e vendite sotto-costo in Europa. “Bisogna sostenere il libero mercato”

Pubblicato il 29 Mag 2012

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Ericsson si schiera a sorpresa contro la commissione Ue, intenzionata ad aprire un procedimento formale nei confronti di Huawei e Zte, i due fornitori cinesi di apparati di networking accusati da Bruxelles di fruire di aiuti di Stato e di praticare dumping commerciale in Europa, vendendo i loro prodotti sotto costo, danneggiando così la concorrenza.

Ulf Persson, responsabile delle relazioni istituzionali e industriali di Ericsson, ha detto che i piani della Commissione di aprire un contenzioso anti-dumping con le aziende cinesi, che potrebbe sfociare nell’applicazione di tariffe punitive ai danni di Huawei e Zte, è il modo sbagliato di procedere.

“Ericsson è un forte sostenitore del libero mercato e noi non siamo favorevoli a questo modo unilaterale di procedere”, ha detto Pehrsson. Secondo la casa svedese, L’Ue rischia di innescare “una spirale negativa” prendendo di mira singole aziende cinesi.

Secondo quanto riportato venerdì scorso dal Financial Times, l’Unione Europea è pronta ad aprire un caso contro Huawei e Zte, i due maggiori fornitori di apparati di networking cinesi. Grave l’accusa di Bruxelles, che sta per contestare alle due aziende di aver usufruito di finanziamenti illegali dallo Stato cinese grazie ai quali avrebbe praticato un forte dumping commerciale nell’area Ue. La Commissione Europea ha raccolto indizi per mesi. Gli stati membri dell’Ue sono stati informati in un incontro a porte chiuse il 24 maggio. Le autorità Ue disporrebbero di “prove solide” del fatto che le due aziende abbiano ottenuto illegalmente aiuti dal Governo e che abbiano commercializzato i loro prodotti nell’area Ue sottocosto.

Secondo fonti vicine al dossier, l’Unione Europea è pronta ad aprire un caso ufficiale già entro il mese prossimo. Se si appurasse che la Cina ha davvero agito illegalmente con aiuti di Stato a favore delle due aziende, l’Ue potrebbe costringere Huawei e Zte a modificare le tariffe in modo punitivo.

La vicenda rappresenta un precedente, perché è la prima volta che la Commissione agisce sua sponte sul fronte del commercio internazionale, e non in risposta alla segnalazione di un’azienda privata.

Pehrsson ha detto che un passo del genere da parte dell’Ue sarebbe “unico”, visto che la commissione in passato non ha mai intrapreso un’indagine commerciale senza aver prima ricevuto una denuncia da parte di un’altra azienda. “La Commissione Ue si sta muovendo in maniera totalmente autonoma in questo caso, senza alcuna richiesta da parte dell’industria”, ha detto Pehrsson. Ericsson, dal canto suo, “è favorevole all’applicazione di regole globali, valide per tutti i player industriali”, prendendo ad esempio i negoziati in corso fra Usa e Pechino per la messa a punto di regole e linee guida in tema di export-credito e finanziamenti.

Fra i competitor globali di Huawei e Zte ci sono gruppi come Alcatel Lucent, Ericsson e Nokia Siemens Networks, che soffrono pesantemente la concorrenza cinese.
Il commissario europeo per il Commercio Karel De Gucht nelle scorse settimane ha detto che l’Ue stava programmando nuove forme di difesa per contrastare forme di sussidio statale e dumping da parte dei partner commerciali come la Cina. La Cina è il secondo partner commerciale dell’Ue dopo gli Usa, con previsione per il 2012 di scambi commerciali per un totale di 500 miliardi di euro. Ma i rapporti sono tesi. In passato De Gucht si è lamentato del fatto che la Cina sovvenziona “quasi tutto”, rendendo difficile competere.

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