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Banda larga, la Ue: “Fondi pubblici non minaccino investimenti privati

Aperta una consultazione pubblica. Il commissario alla concorrenza Almunia: “Serve un quadro dinamico per l’applicazione delle regole sugli aiuti di Stato che favorisca gli investimenti”

Pubblicato il 01 Giu 2012

M.S.

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Almunia lancia un messaggio chiaro agli stati membri: l’intervento pubblico per lo sviluppo delle reti deve essere limitato alle aree dove non investono gli operatori privati.

La Commissione europea ha appena aperto una consultazione pubblica sulla revisione delle “linee guide per l’applicazione della normativa sugli aiuti di stato in relazione allo sviluppo della banda larga”. Nel quadro delle azioni della Commissione europea per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale, le linee guida indicano quali debbano essere i criteri per poter impiegare risorse pubbliche finalizzate allo sviluppo delle reti a banda larga nei territori degli Stati Membri. “Il controllo dell’utilizzo degli aiuti di stato deve supportare gli obiettivi dell’Agenda digitale, mantenendo tuttavia gli incentivi agli investimenti privati. In questo settore strategico, è necessario un quadro dinamico per l’applicazione delle regole sugli aiuti di stato che favorisca gli investimenti”, ha dichiaro Joaquin Almunia, Commissario europeo alla Concorrenza.

Infatti, la Commissione, nel documento oggetto di consultazione, evidenzia che “gli operatori commerciali costituiscono senza dubbio la prima fonte di investimento ed è particolarmente importante che i fondi pubblici in questo settore siano utilizzati in maniera oculata e che la Commissione assicuri che gli aiuti di Stato siano complementari e non sostitutivi degli investimenti provenienti dagli operatori di mercato”. Ogni intervento statale – si legge ancora nelle linee guida della Commissione – deve limitare al massimo il rischio che siano compromessi gli investimenti privati e che siano minacciati gli incentivi commerciali, cosi da evitare che vi siano distorsioni della concorrenza. Il documento di Bruxelles conferma anche che “ al fine di evitare che l’impiego di risorse pubbliche non impedisca gli investimenti privati nelle aree identificate, le autorità pubbliche dovranno verificare che non vi siano investitori privati che abbiano piani d’investimento previsti nell’area interessata.

No a risorse pubbliche che potrebbero avere effetti controproducenti, indica ancora l’esecutivo comunitario, rilevando che “un intervento pubblico a sostegno della banda larga in settori in cui gli operatori privati sarebbero normalmente portati ad investire o in cui hanno già investito potrebbe indebolire in misura considerevole l’incentivo degli operatori commerciali ad investire in questo comparto. In tal caso, gli aiuti di Stato a sostegno della banda larga potrebbero rivelarsi controproducenti rispetto all’obiettivo perseguito”.

Secondo le stime della Commissione europea, gli investimenti necessari per realizzare l’obiettivo di una velocità di trasmissione superiore a 30 Mbit/s sfiorano i 60 miliardi di euro, mentre occorrono fino a 270 miliardi affinché almeno il 50% delle famiglie si dotino di una connessione Internet superiore a 100 Mbit/s.

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