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Scavi, un pasticcio di norme

Normative troppo variabili da zona a zona, troppa libertà per gli enti pubblici e condomini di porre ostacoli. L’Italia alle prese con gli intoppi della burocrazia

Pubblicato il 18 Giu 2012

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Normative troppo variabili da zona a zona, troppa libertà per enti pubblici e condomini di porre ostacoli a scavi e cablaggi. Si possono riassumere così i tanti problemi che gli operatori affrontano nella creazione di infrastrutture: per via di leggi, norme e regole disparate. La normativa è stata già modificata, negli anni, per facilitare le nuove reti Tlc; ma a quanto pare, ancora non basta. È un problema già solo il fatto che le normative locali sono eterogenee: con tempistiche, procedure e modelli differenziati. Non c’è uniformità di comportamento degli enti gestori sul territorio nazionale per esempio nel caso delle strade provinciali. Il motivo: la normativa sulla semplificazione delle procedure per la realizzazione delle reti di comunicazione a banda larga delega genericamente all’ente proprietario della strada il compito di definire profondità e modalità dei lavori di scavo da eseguire “anche in deroga alla normativa vigente”. Questo obbliga gli operatori a riadattare le prassi operative alle differenti realtà locali (con perdita di tempo e denaro).

A volte, inoltre, a quanto lamentato dall’industria, gli enti o i concessionari pubblici presentano agli operatori, per i lavori di scavo, un conto spese non trasparente, non giustificato e non proporzionato. Oppure pretendono opere di manutenzione ordinaria o straordinaria oltre il dovuto (gli operatori sarebbero tenuti solo a ripristinare le condizioni dell’asfalto com’era prima dello scavo). Nel settore c’è anche chi sospetta che alcuni enti impongano di fare scavi tradizionali (invece di autorizzare le mini trincee) per poi ottenere una strada nuova di zecca. Il punto è che, secondo le norme, gli enti possono autorizzare scavi diversi da quelli tradizionali, ma non sono obbligati a farlo. Perché gli operatori possano fare ovunque mini trincee bisognerebbe modificare il codice della strada.

Ci sono poi casi in cui gli enti fanno richieste di pagamento e pongono condizioni non previste dalla vigente normativa, per i diritti di passaggio ai fini della costruzione di reti. Capitano doppie imposizioni di tasse comunali relative all’occupazione di spazi pubblici. A volte l’intoppo emerge nell’ultimo tratto: nei cablaggi verticali di palazzo o nell’installazione di armadi in spazi condominiali. Ad oggi basta che un condomino si opponga per bloccare l’operatore. Tutto questo – lamenta Asstel – va in contrasto con il quadro istituzionale, sia comunitario sia nazionale, che viceversa mira a favorire la costruzione delle nuove reti.

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