AGENDA DIGITALE

La cabina di regia “aspetta” l’Europa

Rimandata a metà luglio la chiusura dei lavori per la messa a punto del Digitalia. Secondo quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni lo slittamento sarebbe legato all’esito del vertice di Bruxelles di domani: il governo punta a ottenere la golden rule per gli investimenti in innovazione e i project bond

Pubblicato il 27 Giu 2012

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La Cabina di regia per l’Agenda Digitale fa slittare a metà luglio la chiusura del pacchetto Digitalia. Le motivazioni dello slittamento non sono state rese note ufficialmente, ma secondo quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni resta da sciogliere il delicato tema della copertura finanziaria. E la definizione del pacchetto sarebbe in qualche misura legata all’esito dell’incontro dei capo di stato e di governo previsto domani a Bruxelles durante il quale il premier Mario Monti punterebbe a ottenere il disco verde sulla proposta di una golden rule per gli investimento in innovazione. Si punta, in sostanza, a svincolare le risorse dal fiscal compact per completare il quadro dell’Agenda digitale italiana. La cabina di regia avrebbe dunque deciso di attendere l’esito dell’incontro prima di “confezionare” il pacchetto finale per avere chiaro il quadro delle risorse disponibili. L’Agenda fra l’altro potrebbe vedere la luce in maniera diversa da quanto annunciato, quantomeno sul piano formale: il testo potrebbe infatti vedere la luce non più attraverso un decreto dedicato ma sotto forma di emendamenti al Dl Sviluppo.

Le uniche risorse certe al momento sono i 700 milioni del bando per le smart city nel Centro Nord che il Miur sta per lanciare che va ad accompagnarsi a quello da 240 destinato al centro Sud. Pochi per raggiungere gli obiettivi dei 30 megabit a tutti e i 100 megabit al 50 per cento degli italiani entro il 2020 così come previsto dall’Unione eurpea.

Sul versante delle reti il governo ha “in tasca” 600 milioni di euro per il Sud (già trovati) a cui vanno associati i 443 milioni raccolti dalle Regioni. I fondi, sia quelli già disponibili sia quelli che ancora vanno reperiti, serviranno a realizzare il Catasto nazionale federato delle infrastrutture.

Il governo mira dunque a convincere i partner europei a mettere l’Agenda digitale fuori dal fiscal compact e dai vincoli del patto di stabilità per tre anni. Si tratterebbe in buona sostanza di liberare le risorse in pancia a Regioni ed enti locali, bloccati per vincoli di finanza pubblica, da destinare in parte a progetti collegati a infrastrutture in banda larga e programmi di switch off del comparto pubblico contenuti nel nuovo piano telematico nazionale. Lo scorporo di una parte degli investimenti pubblici, infatti, potrebbe avere un effetto anti-ciclico, spezzando la spirale recessiva e canalizzando risorse non verso la semplice spesa pubblica ma verso investimenti produttivi mirati, evitando il rischio di una “disordinata” violazione del patto che non piacerebbe né a Bruxelles né tantomeno al governo tedesco.

Ma il premier non si accontenta di battersi per la golden rule. Per spingere l’Agenda digitale vuole incassare dall’Europa anche i project bond per la crescita (finanziamenti europei per infrastrutture, smart city e cloud soprattutto), una spending review delle spese comunitarie in nome dello sviluppo e l’inserimento in bilancio dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese fornitrici. Il tutto per far marciare un programma-Paese – come è l’Agenda digitale – che secondo le stime sarebbe in grado di ridurre il deficit dello Stato di 19 miliardi di euro entro il 2013 e far crescere il Pil tra lo 0,69 e l’1,30%.

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