LA VERTENZA

Almaviva, la Regione Lazio convoca azienda e sindacati

Il Consiglio regionale approva una mozione a favore dei 632 dipendenti del call center di via Lamaro a Roma finiti in Cigs. L’assessore Mariella Zezza: “Pronti a mettere in campo tutti gli strumenti per affrontare il futuro delle Tlc”. Azzola (Slc Cgil): “Stop al progetto di chiusura del sito romano”

Pubblicato il 12 Set 2012

P.A.

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Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato oggi all’unanimità una mozione a sostegno dei dipendenti della sede di via Lamaro di Almaviva Contact, 632 dipendenti del call center finiti in cassa integrazione straordinaria (Cigs) a fine agosto. Intanto, domani vertici aziendali e sindacati sono stati convocati alla Pisana “per una prima verifica della procedura di mobilità aperta dall’impresa”, ha detto l’assessore al Lavoro e Produzione della Regione Lazio Mariella Zezza. L’assessore ha poi aggiunto che “anche in questo caso siamo pronti a mettere in campo tutti gli strumenti a nostra disposizione per sostenere le 632 persone coinvolte e per affrontare il futuro del settore delle telecomunicazioni”.

Pronta la replica dei sindacati. “Il sito romano di Almaviva non deve chiudere e nessun lavoratore dovrà essere licenziato”, così Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil in merito alla procedura aperta dall’azienda per chiudere l’unità produttiva di via Lamaro, determinandone sin da oggi il licenziamento alla fine della cigs.

“Domani nel corso dell’incontro in Regione il sindacato chiederà all’azienda di ritirare il progetto di chiusura del sito romano ed avviare una trattativa sul futuro dell’intera azienda e degli oltre 10mila dipendenti – continua Azzola – Ci aspettiamo che le istituzioni Regionali supportino i lavoratori nell’obiettivo di salvaguardare il sito produttivo nel suo complesso”.

“E’ inaccettabile – prosegue il sindacalista – che dopo aver governato congiuntamente gli effetti della crisi, attraverso l’utilizzo dei contratti di solidarietà su più unità produttive, l’azienda decida unilateralmente di lasciare a casa centinaia di giovani che, con la stabilizzazione dei contratti a progetto intervenuta nel 2007, erano convinti di avere un lavoro sicuro. Non siamo in presenza di calo dei volumi o dell’assenza di commesse, ma di una scelta imprenditoriale finalizzata a spostare le attività oggi gestite presso il sito di via Lamaro in altre unità produttive per scelte assolutamente incomprensibili.”

“Se l’azienda non ritornerà sui suoi passi – conclude Azzola – la vertenza si amplierà coinvolgendo, nelle prossime iniziative di lotta, tutti i lavoratori del gruppo”.

La Cigs per 632 dipendenti di Almaviva è stata annunciata a fine agosto ai rappresentanti sindacali dal gruppo.Si tratta di 620 operatori e 12 lavoratori di staff, rispetto ai circa 800 operatori di call center che lavorano nella sede di via Lamaro. Le ragioni che hanno portato l’azienda a questa decisione sono da ricercare nella flessione del mercato (pari al 15% nell’ultimo anno) – spiega il gruppo – nel calo delle tariffe riconosciute dai clienti che genera una sensibile riduzione dei margini di guadagno, ma anche agli standard produttivi e qualitativi del sito di via Lamaro che sarebbero inferiori rispetto a quelli delle altre sedi italiane. A questi fattori si aggiunge il tasso di assenteismo che, secondo l’azienda, nel sito romano è quasi il doppio rispetto ad altri presenti al Sud (Catania) dove la società negli ultimi tempi ha rafforzato i livelli di occupazione giovanile.

A Roma il Gruppo Almaviva – 16mila dipendenti in Italia – occupa 4.900 persone, divise tra servizi informatici e call center. Questa attività impegna 2.600 operatori nelle tre sedi di via Lamaro, Scalo Prenestino e Casal Boccone.

Tra l’altro il 13 agosto i soci di Almaviva hanno deliberato un aumento di capitale di 48 milioni di euro, 15 dei quali versati dalla famiglia Tripi che controlla il Gruppo. Almaviva inoltre ha ottenuto dalle banche un finanziamento per 90 milioni di euro che saranno utilizzati per lo sviluppo e il ripianamento dei debiti provocati dal ritardo dei pagamenti della Pubblica amministrazione.

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