IL CASO

Francia, dietrofront sulla fibra?

Gli investimenti già effettuati non sono stati ripagati dalla domanda. Lombardini (Iliad): “Due miliardi di euro per soli 250mila abbonati”. In difficoltà tutte le telco. E nubi si addensano sul progetto nazionale France Fibre

Pubblicato il 27 Set 2012

Mila Fiordalisi

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È ragionevole investire nella fibra ottica in tempo di crisi? E, soprattutto, è ragionevole farlo utilizzando una tecnologia, la fibra, non in grado di remunerare gli investimenti in tempi brevi? Gli operatori di tlc francesi cominciano a “ripensare” la propria strategia. E se pur promettono che intendono investire nella fibra, in realtà fino a questo momento poco si è mosso. Tant’è che martedì il ministro delegato all’economia digitale Fleur Pellerin attraverso una nota stampa ha ammonito Sfr, invitandola a rispettare i propri impegni. L’operatore spende in media 150 milioni di euro l’anno sul fisso. Ed è l’unico degli alternativi a essersi imbarcato nello sviluppo, insieme con France Telecom, a garantire una copertura del 60% della popolazione. E nelle aree meno popolate Bouygues Telecom e Free dovrebbero partecipare alle spese. Ma Sfr è parecchio sotto pressione: si aspetta una caduta fra il 12 e il 15% del risultato operativo quest’anno.

La rivale Free ha già ridimensionato il piano fibra. Il gruppo di Xavier Niel, che ha investito nella fibra oltre 640 milioni dal 2006, quest’anno perderà per la prima volta lo scettro di primo investitore in fibra, surclassato da Orange che si prepara a raddoppiare il proprio stanziamento portandolo a 300 milioni nel 2012. Per Free è diventato, al contrario, più conveniente affittare la fibra da France Telecom piuttosto che posarne di nuova.

Sfr assicura però che non farà dietrofront. Ma in France Telecom non la pensano così: “Ci sentiamo un po’ soli nello sviluppo della fibra da tre-quattro mesi a questa parte”, ha dichiarato una fonte interna all’azienda al quotidiano francese Les Echos. Sfr continua a spingere il progetto France Fibre, osteggiato da Orange da oltre due anni. Per Pierre Louette, direttore generale aggiunto di FT è “la pietra magica”: si cancellano tutte le promesse di investimento e si giustifica la ritirata dietro la creazione di un veicolo nazionale per gli investimenti nelle aree non remunerative. Stéphane Roussel, chairman e ceo di Sfr, ha spiegato martedì dalle colonne del Figarò che “i ministri sono tutti favorevoli, ma non si avanti”.

Ma il ministro Pellerin ha reso noto attraverso un comunicato che “il governo sta lavorando al progetto e la tabella di marcia prevede la copertura dell’intero territorio da qui a 10 anni”. Ma c’è chi sostiene, al contrario, che France Fibre ha poche chance di vedere la luce. E gli operatori temono piuttosto che il governo imponga il pagamento di un “balzello” dedicato a garantire l’investimento pubblico nelle aree rurali. Intanto il bilancio delle connessioni in fibra è decisamente sconfortante: “La domanda è molto bassa: a fronte di 2 miliardi di investimento ci sono solo 250mila abbonati. Troppo pochi per un investimento così elevato”, ha detto il direttore generale d’Iliad, la casa madre di Free, Maxime Lombardini.

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