IL FOCUS/POLITICHE PER LA CRESCITA

Baini: “Reti e competenze chiavi della crescita”

Quali interventi prioritari, con effetti a breve termine, possono far partire la crescita? Quali iniziative di lungo termine possono consentire all’Italia di invertire la rotta della perdita di competitività? Lo abbiamo chiesto ai principali protagonisti del mondo dell’Ict. Ecco l’intervento dell’Ad di Alcatel-Lucent Italia

Pubblicato il 08 Ott 2012

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I dati del Pil (-2,6%) sono preoccupanti. Per l’Ocse, il nostro problema è la produttività che riflette un costo del lavoro per unità di prodotto che nel 2011 era il più alto nell’area Euro dopo la Grecia. Il Wef pone l’Italia al 43esimo posto nella classifica della competitività, penalizzata da diversi fattori: peso della spesa pubblica, burocrazia, corruzione, iper-tassazione, rigidità del lavoro, lentezza e incertezza del diritto, criminalità. Occorre alleggerire il lavoro degli oneri impropri e aumentare la produttività del settore privato e pubblico: ridurre la spesa improduttiva per liberare risorse a favore di consumi e investimenti, dismettere attività defunte per sostenere quelle che portano lavoro utile, sostenere l’occupazione giovanile e quella femminile. Altrimenti sarà difficile non solo attirare ma anche mantenere gli investimenti stranieri.

Ma tale mancanza di produttività è anche fortemente determinata dalla mancanza di infrastrutture, dotazioni e competenze digitali, sia nel settore privato che in quello pubblico. Sempre il Wef nel suo Global Information Technology Report 2012 sull’utilizzo a livello di sistema paese dell’Ict, ci posiziona al 73esimo posto, in calo dal 48esimo che occupavamo solo due anni fa. Ai primi posti troviamo Svezia, Finlandia, Usa, Uk, Germania. Risulta evidente la relazione tra utilizzo degli asset digitali e livello di competitività internazionale. Quindi è chiaro che occorre urgentemente investire in infrastrutture, dotazioni e competenze digitali. E per fortuna l’attuale governo ha ben chiaro la cosa.

Per le infrastrutture di comunicazione, le tecnologie oggi ci permettono di adottare – tra fibra, rame veloce, broadband wireless – con un mix intelligente le soluzioni ai costi più convenienti e in tempi rapidi, anche perché le grandi riforme si applicano se le infrastrutture del paese seguono su vasta scala e non a macchia di leopardo. Una politica di infrastrutture digitali è la conseguenza di una strada orientata alla produttività: aziende, PA, la società nel complesso. Occorre innalzare il contenuto di servizi e conoscenza della produzione e servono imprese in rete, servizi efficaci, una ricerca che unisca pubblico e privato. Dobbiamo utilizzare al meglio le risorse per portare rapidamente le reti e i loro servizi, dal cloud all’e-government, ai cittadini e imprese.

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