L'EX MINISTRO

Scorporo rete, Romani: “Non è la soluzione”

L’ex ministro della Sviluppo economico: “Non è il problema centrale per le Tlc italiane. Serve un investimento in Ftth nelle maggiori città”. E spiega: “I gestori hanno fondi sufficienti, la Cdp potrebbe intervenire dove c’è bisogno di risorse in equity”

Pubblicato il 28 Nov 2012

F.Me.

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“E’ un problema annoso. Non ho mai ritenuto fosse il problema centrale del settore tlc e non sono convinto che lo scorporo in Italia sia la soluzione”. Lo evidenzia l’ex ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, interpellato dall’Adnkronos.

“E’ necessario un investimento sulla fibra, in quella Ftth (Fiber To The Home) per le 200 maggiori città italiane – ha puntualizzato Romani – E mi auguro che per le Lte ci siano dal 1 gennaio nuovi investimenti. Ll’obiettivo deve essere la diffusione della banda ultra larga, con un equilibrio tra investimento in rete e quello in nuove tecnologie, anche perché ci possono essere più interconnessioni via wi-fi che non via fibra, che resta comunque fondamentale nei distretti industriali”.

Quanto alle risorse necessarie, Romani ritiene che “i gestori Tlc abbiano risorse sufficienti, mentre la Cdp possa intervenire dove c’è bisogno di risorse in equity”. L’ex ministro ha concluso: “Non credo l’intervento di Cdp sia un passaggio obbligatorio, ma se stimola l’investimento nella fibra ben venga”.

Ieri anche il magnate egiziano Naguib Sawiris era intervenuto nel dibattito sullo scorporo definendo l’opreazione “una catastrofe per Telecom”. “Se Telecom lo fa, perde l’unico elemento di differenziazione che gli è rimasto nel mercato delle tlc in Italia”, spiegava alla Reuters il magnate egiziano, che ha presentato al gruppo italiano una proposta di aumento di capitale fino 3 miliardi a sostegno della crescita in Brasile attraverso l’acquisto di Gvt. Sawiris ha inoltre detto di essere disposto a portarsi dietro alcuni suoi soci di Wind per permettere a Telecom Italia di ricominciare a crescere.

Secondo quanto riportato ieri da Repubblica il presidente del gruppo, Franco Bernabè, starebbe quindi valutando in alternativa allo spin-off una separazione più leggera che lascerebbe aperta la possibilità di ingresso di Sawiris nel capitale di Telecom. Il giornale però fa riflettere sul fatto che il magnate nordafricano non sarebbe disposto a pagare prezzi molto diversi dai prezzi di Borsa e d’altro canto Mediobanca, Generali e Telefonica non accetterebbero aumenti di capitale sotto i prezzi di carico a quota 1,5 euro.

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