AGENDA DIGITALE

Banda larga in aree urbane, Ue: sì al pubblico, ma con paletti

La Commissione europea adotta nuove linee guida: autorizzati gli investimenti pubblici in zone nere a condizione che rispettino rigide condizioni a tutela dei privati

Pubblicato il 19 Dic 2012

Federica Meta

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Rafforzamento degli obblighi sull’accesso aperto e neutralità. Sono questi i punti chiave delle nuove linee guida sul broadband adottate dalla Commissione europea che andranno a regolare gli aiuti di stato al settore. Le “guidelines”, che aiuteranno gli stati membri a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale, seguono i principi dell’iniziativa Sam (Commission’s State Aid Modernisation), che mira a facilitare la realizzazione di progetti destinate alle aree in fallimento di mercato.

“Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi dell’Agenda digitale sul versante della banda larga – commenta il commissario Ue alla Concorrenza, Joaquin Almunia – è necessario un giusto mix tra investimenti pubblici e privati, contestualmente alla creazione di un ambiente pro-concorrenziale. Queste nuove regole consentiranno interventi pubblici mirati nelle zone ‘carenti’ di mercato e assicureranno il libero accesso alle infrastrutture finanziate”.
Tra principi che hanno “ispirato” le linee guida quello della neutralità tecnologica. Secondo le regole, le nuove reti super veloci (Next Generation Access) possono essere basate su diverse piattaforme tecnologiche. Per raggiungere l’obiettivo di coprire la metà di famiglie europee entro il 2020 con connessione a oltre 100 mbps, verranno consentiti finanziamenti pubblici anche nelle aree urbane, che verranno però sottoposti a rigide condizioni a tutela della concorrenza.

Per proteggere gli investitori privati, le linee guida prevedono che qualsiasi investimento pubblico soddisfi il cosiddetto “cambio di passo“: in sostanza le infrastrutture finanziate con fondi pubblici possono essere autorizzate solo a condizione che forniscano un notevole – e non semplicemente marginale – miglioramento rispetto a reti esistenti alla connettività dei cittadini. Sul versante dell’accesso, questo sarà ancora più “open”: se una rete è realizzata con i soldi dei contribuenti, è giusto che i consumatori beneficino di una rete realmente aperta in cui è garantita la concorrenza.
Infine – ma non meno importante – la trasparenza. Sono stati introdotti nuove obblighi in materia di pubblicazione di documenti, di realizzazione di un database centralizzato delle reti esistenti e obblighi ex post verso la Commissione.

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