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Bilancio Ue, tagli drastici per la banda larga

Van Rompuy la spunta: nel Cef soppressi 8 miliardi di fondi su un totale di 9 assegnati nella proposta originaria. Ora la palla passa all’Europarlamento dove si potrebbero aprire spiragli per salvare le risorse

Pubblicato il 08 Feb 2013

Francesco Molica

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Bye bye Connecting Europe Facility. L’accordo sul bilancio europeo 2014-2020, raggiunto nel pomeriggio dai capi di stato Ue riuniti a Bruxelles, prevede un drastico dimagrimento per il corposo piano comunitario di sviluppo infrastrutturale (il Cef). E se i filoni del pacchetto consacrati a trasporti ed energia ne escono a dir poco malconci, per la parte sulle reti tlc è la debacle totale. Anzi, siamo praticamente ad un passo dalla soppressione. Sui 9 miliardi assegnati dalla proposta originaria della Commissione a broadband e servizi digitali, il Consiglio Ue ha deciso di liquidarne ben 8. “Anni di intenso lavoro che vanno in fumo”, lamenta sconsolato uno stretto collaboratore del Commissario per l’Agenda Digitale Neelie Kroes.

Neppure le cassandre più impenitenti di Bruxelles avevano infatti pronosticato uno stillicidio così pesante. Che il Cef fosse votato al ridimensionamento, era certo un fatto noto sin dal settembre scorso. L’allora Presidenza di turno cipriota, in una prima bozza del bilancio recapitata ai ministri degli affari europei, aveva ipotizzato per i fondi destinati alle infrastrutture digitali una sforbiciata di 2 miliardi. Gli alti lai e le rimostranze che ne erano seguiti (culminati in un accorato appello espresso dal presidente della Commissione José Barroso) sembravano avessero fatto breccia. Tant’è vero che in novembre, una seconda proposta elaborata dal presidente del Consiglio Herman Van Rompuy riportava l’asticella quasi ai livelli inziali (8,2 miliardi). Ma, come emerso oggi, si trattava solo di una fugace illusione.

Secondo l’accordo definitivo, l’ammontare complessivo del Cef verrà ridotto da 50 a 29 miliardi, con le sezioni su trasporti ed energia che per loro parte saranno abbassate rispettivamente a 23 e 5 miliardi. Nessuna reazione ufficiale, per ora, da parte di Neelie Kroes. Non tarderà, comunque. Il Commissario per l’Agenda Digitale ha investito molte energie e altrettanto capitale politico nel pacchetto infrastrutturale, considerandolo un elemento chiave della sua strategia per ridare ossigeno all’espansione della banda larga. “Alcuni politici pensano che la banda larga non è sexy perché non si può vedere. Beh, lasciatemi dire che la recessione è ancor meno sexy. Non abbiamo bisogno di altri aeroporti vuoti”, aveva tuonato in settembre ai microfoni del Wall Street Journal.

Tutto perduto? Non è detto. Il bilancio Ue 2014-2020 dovrebbe assestarsi sui 960 miliardi, e per la prima volta nella storia del progetto europeo sarà più modesto rispetto a quello della programmazione precedente. Ma resta ancora in ballo il via libera del Parlamento europeo. Che non è affatto scontato. Al contrario. Il presidente dell’assemblea di Strasburgo, il tedesco Martin Schulz, stamane ha minacciato via Twitter di non firmare l’accordo. E uno spiraglio per salvare i fondi Cef per la banda larga potrebbe ancora aprirsi.

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