TELECOM ITALIA

Bernabè: “Il futuro di Telecom è di rilevanza nazionale”

“Gli azionisti faranno ciò che è necessario per salvaguardare un asset importante per il Paese”, sottolinea il presidente esecutivo. Nel 2015 ultrabroadband mobile per il 65% degli italiani. Appello alla Banca d’Italia: “C’è bisogno di liquidità”

Pubblicato il 11 Mar 2013

Federica Meta

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“Nel 2015 il 65% della popolazione italiana sarà coperta con banda ultralarga mobile”. Lo ha detto Franco Bernabè, presidente esecutivo di Telecom Italia, durante l’intervista di Maria Latella su SKY Tg24 discutendo di banda larga e di “copertura” del territorio nazionale. “Il futuro di Telecom – ha aggiunto – è di rilevanza nazionale” e “gli azionisti faranno quello che è necessario per salvaguardare un asset di importanza nazionale per il Paese”.

“Noi – ha detto il top manager – stiamo investendo molto, 3 miliardi di euro l’anno in Italia, per dotare il Paese di un’infrastruttura moderna di cui ha bisogno. Stiamo investendo molto nella fibra ottica, nel broadband, nella banda larga ad alta velocità mobile (Lte) e nel giro di tre anni avremo il 65% della popolazione coperta con banda ultralarga mobile”, ha spiegato

Bernabè ha poi ammesso che ci sono dei problemi di copertura. “Si tratta di problemi che derivano dal fatto che internet e la banda larga per sua natura non è un servizio universale, anche se si andrà in quella direzione”.

Affrontando il delicato tema della crisi economica, il presidente di Telecom ha sottolineato che non è di nuove misure di austerità che ha bisogno l’Italia, ma di altra liquidità per dare ossigeno alle imprese, la Banca d’Italia a fare più di quello che sta facendo. Mentre alla politica chiede di fare i cambiamenti che servono.
Affinché l’Italia torni in serie A a livello economico “occorre avviare un programma di riforme di lungo periodo. Un programma molto intenso di riforme della durata di una legislatura”, ha evidenziato Bernabè, spiegando che ci sono dei problemi di breve medio-lungo periodo, che si affrontano in maniera strutturale, e altri di breve periodo, che si affrontano immettendo liquidità nell’economia.
“L’Italia non ha bisogno di ulteriori misure di austerità ma c’è bisogno di reimmettere liquidità nel sistema. Senza liquidità le imprese muoiono, si devono rifinanziare gli investimenti e ci sono le possibilità”, ha sottolineato l’ad di Telecom, secondo il quale “Bankitalia potrebbe fare di più di quanto sta già facendo”, innanzitutto “utilizzando gli strumenti per rifinanziarsi presso la Bce garantendo prestiti collaterali che vengono dati dalle banche in deposito presso la banca d’Italia”. “Oggi l’economia soffoca – ha aggiunto – perché non c’è liquidita”. Questa liquidità può essere ottenuta o reimmetendo i pagamenti di quello che lo Stato deve alle imprese. E poi debbono esserci ovviamente meccanismi più complessi che possono essere attivati anche attraverso la Bce. Su questo c’è molto da fare”.

A confermare la situazione di difficoltà che vivono le imprese, è anche un rapporto di Unimpresa, secondo il quale 5 aziende su 6 temono di fallire entro l’anno, strozzate da problemi legati proprio alla liquidità (i problemi con le banche per la concessione di credito, i ritardi dei pagamenti della PA, i mancati incassi da clienti privati). Guardando alla politica, invece, Bernabè allontana l’ipotesi di un ritorno alle urne in tempi brevi – “Credo che non sia auspicabile” – e vede segnali positivi dal risultato delle urne. “La situazione emersa è complessa ma ha una carica innovativa straordinaria. I segnali che arrivano dalla società civile e che sono stati interpretati da Grillo sono segnali forti ed importanti”. Per la politica quindi, sostiene Bernabè, “è un momento di cambiamenti importanti e questa fase deve essere utilizzata per fare i cambiamenti che la gente richiede”.

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