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Pelaez: “Europa avanti nelle Tlc”

La top manager di Ericsson: “Mi sarebbe piaciuto lavorare nello staff del presidente Obama, ma continuo a pensare che il Vecchio Continente sia comunque all’avanguardia nelle Tlc e abbia ancora molto da dire. L’Italia il Paese dove realizzare il sogno di lavorare”

Pubblicato il 18 Mar 2013

Dario Banfi

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Clara Pelaez fa parte della squadra di Ericsson da molto tempo e ha acquisito sempre maggiori responsabilità arrivando a ricoprire oggi il ruolo di vice-president Strategy & Marketing per la regione Mediterranea occupandosi del business di più di venti Paesi.

La sua storia e le sue origini mi fanno pensare a una persona “multi-nazionale”. Quale rapporto ha con l’Italia?

Effettivamente sono nata in Colombia, da madre italiana e padre di origine spagnola, ma ho studiato a Napoli, laureandomi in Ingegneria Elettronica. In seguito sono rimasta in Italia, tranne per alcuni periodi di perfezionamento in marketing e finanza a Chicago e a Boston. Sono cresciuta nel Nuovo Mondo, ma ho sempre guardato all’Europa come culla della conoscenza e all’Italia come al Paese dove realizzare il sogno di lavorare nelle Tlc.

Non si è fatta sedurre dagli Usa come molti ricercatori e manager?

Ci ho pensato spesso. Mi sarebbe piaciuto lavorare nello staff del presidente Obama e nella “nuova America”, ma continuo a pensare che l’Europa sia comunque all’avanguardia nell’ambito delle Tlc e abbia ancora molto da dire.

È da lungo tempo in Ericsson: qual è stato il suo percorso?

Sono arrivata qui alla fine degli anni ’90 dopo esperienze in Alcatel e Pirelli, passando dalla ricerca e sviluppo al marketing. Ho lavorato per diverse divisioni e trovato sempre nuove opportunità grazie a piani interni di job rotation. Dalle vendite sono passata ai servizi e quando la Corporate ha definito nuovi raggruppamenti geografici si è aperta per me la posizione di vicepresidente nell’Area di strategie, marketing e relazioni istituzionali e regolamentari per la Regione Mediterranea.

Essere ingegnere è un vantaggio per occuparsi di marketing in un’azienda come Ericsson?

In questo mondo il background tecnologico aiuta, ma spesso sono le soft skill a contare di più, come la curiosità, l’apertura mentale o la conoscenza delle lingue, visto il mercato sempre più ampio, globale e complesso. Potremmo dire che la laurea in marketing me la sono guadagnata sul campo.

Cosa è cambiato nel Mediterraneo in questi anni?

Si pensa spesso che tra i numerosi Paesi dell’area ci siano differenze profonde, in realtà le Tlc e Internet sono oramai diffuse e alla portata di tutti. Chi è più avanti tecnologicamente è cresciuto gradualmente, step by step, mentre i più “giovani” hanno deciso di procedere per “salti tecnologici”. Oggi però sono quasi allineati. Il vero grande cambiamento riguarda la mentalità dei Governi che hanno preso in seria considerazione l’Ict come leva per posizionare i propri Paesi nella competizione globale e nell’adozione di piani molto estesi di rilancio dell’Ict.

Anche nel Maghreb?

Certamente. In quest’area si sono sbloccate molte cose e stanno puntando su 3G e 4G, guardando all’Europa come modello.

L’aumento del volume di dati e dispositivi in Rete sta modificando il business di Ericsson?

Il mercato richiede oggi maggiore affidabilità e disponibilità della Rete. Per noi, in un certo senso, è business as usual, visto che ci siamo sempre occupati di servizi di rete a elevate prestazioni. Le nuove sfide, legate per esempio al Cloud, richiedono comunque impegno per gestire la rete in maniera sempre più intelligente e secondo nuovi paradigmi. Non è soltanto una questione di scala, ma di robustezza e availability soprattutto nel segmento consumer verso il quale sta convergendo tra l’altro lo stesso mondo Enterprise. Le grandi aziende nate come B2B sono infatti sempre più business to business to consumer.

Quale effetto ha il Cloud sul vostro business?

È importantissimo, visto che molti operatori delle Tlc stanno rimodulando l’offerta verso i propri clienti. Con il Cloud si potranno definire Sla diversificati per i servizi di connettività, introducendo per esempio differenti livelli di affidabilità, performance e costi a seconda delle necessità dei singoli utenti legate ai momenti della giornata o dalla vita quotidiana e di lavoro.

Quali temi emergenti prevede per il 2013?

La vera novità dal punto di vista della velocità in Rete sarà l’Lte e produrrà grandi cambiamenti. In seconda battuta vedo in crescita il fenomeno del cosiddetto Byod (Ndr Bring Your Own Device). Ognuno di noi ha diversi dispositivi che porta sul luogo di lavoro e a casa: il fenomeno dovrà essere governato sotto il profilo della sicurezza, dell’affidabilità e dell’integrazione.

A livello industriale alcuni grandi operatori Tlc stanno esternalizzando i sistemi di gestione delle reti. Che cosa ne pensa?

È un fenomeno che risponde alla necessità di affidare i servizi a società specializzate per renderli più efficienti. Non è questione soltanto di costi, ma di qualità e perfezionamento delle tecniche di gestione, sviluppate da anni da chi presiede questo mercato. Ericsson è leader nei managed services e siamo stati tra i primi ad offrire quelli basati su Kpi concordati con i clienti. Di recente, a Barcellona, al Mobile World Congress, abbiamo lanciato anche managed services basati sulla customer experience, ovvero su modelli molto evoluti per rispondere alle nuove necessità degli utenti finali. A ogni modo la dinamica dell’outsorcing non è unidirezionale, ma dipende dai momenti storici nell’evoluzione del business. Alcune società preferiscono concentrarsi sul marketing e sulle vendite rispetto alle operations, ma è come un pendolo, talvolta la gestione operativa ritorna in casa, nelle mani delle imprese.

Ericsson è coinvolta nello sviluppo delle Smart Cities?

Certamente. La nostra visione di sviluppo si basa proprio sull’idea di networked society e abbiamo puntato su progetti di smart grids, e-learning e di e-healthcare. In Croazia, per esempio, Ericsson ha contribuito a ridisegnare il mondo della Sanità digitale, spingendo verso l’informatizzazione dei servizi. A Stoccolma ha dato impulso allo sviluppo del territorio attraverso l’Ict. In Grecia abbiamo lavorato sulla connettività delle città storiche e dei piccoli comuni per renderli più attrattivi.

Secondo lei c’è un tratto che caratterizza la gestione “al femminile” del business?

Credo che le donne manager abbiano una buona capacità di sintesi rispetto a dinamiche di lavoro spesso contrastanti. Riescono a coniugare per esempio una visione di lungo periodo con scelte che riguardano la normale routine quotidiana. Sanno cioè mettere in equilibrio breve e lungo periodo.

Che cosa rappresenta per lei la tecnologia?

È sinonimo di infinite possibilità per le imprese, per le persone e per la società.

Nella vita usa molta tecnologia?

Sì, moltissima. Sono affezionata al mio BlackBerry e sto provando l’ultimo Sony. Ho un iPad e diversi personal computer in uso.

E quando può farne a meno?

Oramai siamo embedded ed è quasi impossibile staccarci dalla tecnologia, ma quando mi capita, devo dire la verità, un buon libro lo leggo sempre volentieri.

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