SECURITY

Fbi: “Sorvegliare Gmail e Skype”

L’agenzia americana chiede maggiori poteri per tenere sotto controllo servizi utilizzabili dai terroristi. Nel mirino anche Dropbox e Scrubble. Google: “Pronti a collaborare”

Pubblicato il 29 Mar 2013

Patrizia Licata

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L’Fbi vuole più controllo sui nuovi canali di comunicazione per combattere efficacemente il terrorismo. E’ vero che il bureau americano delle investigazioni può controllare tutte le comunicazioni su Internet, ma non può sempre farlo in tempo reale: servizi come Google Voice, Gmail e Skype sono accessibili all’Fbi solo dopo un determinato lasso di tempo. Per questo oggi per l’agenzia federale americana diventa “top priority” monitorare Gmail, Google Voice, Skype, Dropbox e servizi simili, come dichiarato dal consigliere generale Andrew Weissmann in un discorso tenuto a Washington D.C. I terroristi usano sempre più spesso i canali online per comunicare tra loro e discutere decisioni e programmi, ha spiegato Weissman, e il bureau vuole non solo pieno accesso ma monitoraggio in tempo reale delle comunicazioni che viaggiano sulla rete.

L’Fbi attualmente non può controllare efficacemente le email e i social network perché la legge Calea del 1994 (Communications assistance per law enforcement act), con cui il governo ha il potere di obbligare i provider di Internet e le società telefoniche a installare software di sorveglianza sui loro network, non copre le email, i servizi su cloud come SkyDrive e Dropbox e i fornitori di chat come Skype.

L’Fbi invece vuole la facoltà di imporre il monitoraggio su qualunque tipo di comunicazione che corre sul web, compresi i giochi online come Scrubble che, stando alle rivelazioni di Weissman, è uno dei centri nevralgici in cui si celano i messaggi tra terroristi.

In base a una delle disposizioni della legge attuale (“Wiretap Act“), il governo americano può richiedere a telco e provider Internet di fornire “l’assistenza tecnica necessaria a effettuare le intercettazioni” ma l’Fbi non ha mezzi veramente efficaci per costringere le aziende a mettere in atto sistemi di sorveglianza, ha confermato il predecessore di Weissmann, Valerie Caproni.

L’Fbi ha in particolare un problema con Gmail, perché si tratta di messaggi mandati dal computer dell’utente ai server di Google e che vengono crittati con una forma di cifratura di livello Ssl. Ciò rende molto difficile per l’Fbi monitorare le comunicazioni senza il consenso di Google. Big G ha tuttavia immediatamente replicato di essere pienamente disponibile a fornire il consenso al controllo delle autorità dei messaggi che passano per i suoi server. Nel mirino c’è anche Skype, che fornisce un sistema molto sicuro per le chat; Skype è di proprietà di Microsoft, che al momento tace sulla propria apertura alla sorveglianza dell’Fbi.

Ma che i provider siano disponibili o no, il bureau ha chiari i suoi obiettivi: Weissmann ha indicato che l’Fbi sta lavorando con tutti i membri dell’intelligence americana e confermato che il controllo delle comunicazioni online in tempo reale è la priorità numero uno del 2013; il tema è comunque delicato e l’agenzia federale si è detta pronta ad accogliere ogni suggerimento del pubblico e delle imprese coinvolte.

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