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Figini: “L’Ict che libera lavoro”

La numero uno di Adp Italia: “Abbiamo una quota di mercato del 20% in Italia, ma esistono trend significativi nelle aziende clienti che mostrano una nuova domanda di servizi”

Pubblicato il 06 Mag 2013

Dario Banfi

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In mano un iPad che comanda usando Siri, ci mostra con entusiasmo la versione beta dell’App per gli analytics in mobilità, l’ultimo gioiello software di Adp, società leader nei servizi di human capital management. Antonia Figini, da dieci mesi alla guida della holding italiana, è una decana dell’informatica e non nasconde una passione profonda per ciò che è innovazione.

Tecnologia, tecnologia e ancora tecnologia… non si prende mai una pausa da tutto questo?

No, sono cresciuta in questo mondo. Prima come ingegnere elettronico, poi ho speso ben 25 anni in HP, ricoprendo anche il ruolo di Cio e incarichi in ogni ambito produttivo fino alla qualifica di Direttore Marketing Enterprise. Amo la tecnologia, pur non essendo una tecnologa e non mi spaventa il nuovo. Mi considero, anzi, una early adopter delle novità, non soltanto informatiche. A casa ho eliminato da anni la cucina a gas, optando per i piani a induzione! Credo nell’hi-tech, ma quando porta valore, altrimenti è soltanto una spesa, un costo in più sui nostri budget.

C’è qualche tecnologia che ancora ci manca?

In realtà abbiamo già moltissimo e non lo sappiamo. Molte componenti applicative, per esempio, non sono inquadrate in maniera corretta nel processo di utilizzo e alla fine usiamo il 10% di ciò che viene messo a disposizione. Nel segmento HR, per esempio, c’è un mondo ancora tutto da scoprire.

Tradotto, significa che Adp ha ancora margini di crescita?

Certamente. Abbiamo una quota di mercato del 20% in Italia, ma ho registrato alcuni trend molto significativi nelle aziende clienti, che mostrano nuova domanda di servizi.

Sul piano dei sistemi di organizzazione del personale o tecnologico?

Entrambi.

Iniziamo dall’HR management…

Adp ha una lunga storia di sviluppo software e oggi copre l’intero arco delle attività di gestione del personale e del lavoro. Offre strumenti non soltanto alle divisioni HR: oltre al classico servizio di payroll, consente la gestione di piani di carriera, premi, distaccamenti all’estero, il talent management, la selezione e il recruiting, integrati oggi ai social media, fino al banale controllo accessi o a nuove esigenze legate a benefit e Welfare aziendale. Gartner definisce Adp come la società che creato il Business Process Outsourcing. In questo contesto sta maturando sempre di più la necessità di trovare soluzioni integrate. Molti processi sono visti ancora in maniera individuale nelle singole divisioni, ma è sempre più necessaria una governance di sistema per garantire flessibilità e controllo, soprattutto in tempo di crisi, che consentano a livello aziendale di formulare progetti e simulazioni e a livello di singola risorsa interna di garantire una sua gestione ottimale sotto ogni profilo, motivazionale e di crescita interna, non soltanto legato a orari e stipendio.

Più software che aiutino la governance, dunque?

Sì e contemporaneamente più servizi che risolvano problemi di semplice amministrazione, liberando così risorse interne per attività a maggiore valore. Adp per questo offre livelli diversificati di integrazione fino ad arrivare al Full Bpo.

E in questo la tecnologia gioca un ruolo chiave.

Il secondo trend che vediamo è appunto quello di una progressiva maturità delle imprese che si stanno spostando da modelli di acquisizione di servizi attraverso licenze d’uso all’impiego di piattaforme cloud che, in definitiva, liberano tempo e risorse, demandando ai provider il ruolo di sviluppatore e la manutenzione dei servizi in cui sono specializzati, garantendo il massimo di affidabilità e sicurezza. Adp, per esempio, per questo tipo di applicazioni non rilascia nuove release senza aver passato tre mesi di penetration test. Il nostro data center di Parigi ha una replica per il DR a Barcellona. Quante imprese possono permettersi infrastrutture simili?

Ma c’è chi non si fiderebbe mai a mettere il suo stipendio sul cloud…

Personalmente è proprio perché è sul cloud che lo metterei. Se il fornitore di servizi è affidabile, la sicurezza è maggiore. Si pensi alla necessità di conservare dati personali nel tempo, a tutela del rispetto dei contratti. E poi diventa determinante il fattore di flessibilità del lavoro, oggi sempre di più in mobilità e condiviso. Il cloud viene incontro a queste necessità e non è un caso che i nostri servizi di questo tipo siano in crescita. A livello mondiale, con oltre 250mila clienti e 18 milioni di utenti attivi gestiti sulle piattaforme cloud – di cui 1,5 milioni in Italia – siamo “the largest global SaaS provider for enterprise software”. Il vantaggio è di tipo applicativo, ma anche rispetto ai contenuti informativi e normativi. In ambito HR acquisire software come servizio significa demandare la gestione dei contratti e degli aspetti normativi, che sono parte determinante nella gestione del personale. Si pensi alla legislazione del lavoro, a tasse o contributi. Un cliente deve soltanto fare il log-on, al resto pensiamo noi.

Adp sta investendo sui servizi per il lavoro in mobilità?

In Italia mettiamo l’8% del fatturato in ricerca e sviluppo: 100 addetti sui 900 dipendenti italiani lavorano in quest’area. Anche se in alcune aziende è relegata a un numero minoritario di persone, la dotazione software in mobilità non è più un plus, ma è considerato scontato come servizio. Le aziende lo pretendono, un po’ come la funzione voce per la telefonia. L’importante è la strategia di sviluppo e Adp ha scelto di seguire la linea dell’integrazione della disintermediazione. In altre parole pensiamo che si debbano mettere tutti i livelli aziendali in condizione di accedere a dati personali o, come nel caso degli executive, a report di sintesi relativi ai processi organizzativi. Permessi, ferie, busta paga oppure i dati di budget del personale o KPI specifici devono essere portati all’utente che vuole prenderne visione su dispositivi mobili. La disintermediazione dell’interlocutore finora considerato “naturale” per queste informazioni, ovvero le divisioni HR, libera risorse e ne valorizza l’attività di governance, senza contare che il self provisioning toglie numerose incombenze amministrative.

Ci rivela qualche anticipazione in questo ambito?

Stiamo lavorando a funzioni di visualizzazione dei report e analitycs in mobilità con App di nuova generazione, dinamiche e personalizzabili per ruolo aziendale e KPI predefinite. Un secondo traguardo sarà lo sviluppo dei cosiddetti “layer semantici”, per la creazione di procedure guidate. In altre parole stiamo cercando di ridurre drasticamente i menu di funzione nel software per creare attività definibili nel contenuto. Per esempio, per nuovi rapporti di lavoro basterà digitare “assunzione” e il resto sarà fatto in automatico, senza perdersi tra menu e funzioni. Gli Adp Labs prevedono il rilascio in Usa a giugno e da noi un anno dopo.

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