IL GOVERNO

Deleghe Tlc, Pdl “pigliatutto”

Il partito di Berlusconi punta alle deleghe del Mise. Paolo Romani candidato per la presidenza Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato. Il Pd fa muro

Pubblicato il 06 Mag 2013

Federica Meta

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Si complica la questione delle deleghe delle Tlc. Il braccio di ferro tra Pd e Pdl sull’affidamento si “mischia” con l’altrettanto intricata partita delle presidenze delle Commissioni che dovrebbero essere nominate domani. Il Pdl, che punta a dare le competenze al viceministro allo Sviluppo economico, Antonio Catricalà, vuole anche la presidenza della commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato: il candidato prescelto è Paolo Romani. Il Pd fa muro per evitare che il Pdl faccia l’asso pigliatutto in settore delicato come quello delle Tlc, dove si giocano partite importanti, a cominciare dallo scorporo delle rete di telecom per finire all’ex beauty contest passando per l’Agenda digitale. La strategie del partito democratico è chiara: al Pdl le deleghe oppure la presidenza delle Commissioni. Per quanto riguarda i candidati democrat, per le deleghe si fa il nome di Claudio De Vincenti mentre per la presidenza di Commissione di Palazzo Madama si sta ancora discutendo con l’obiettivo di tutelare le diverse anime del partito. In ogni caso spetta al Consiglio dei ministri affidare ufficialmente le deleghe nel caso si scelga un viceministro.

E mentre si sciolgono i nodi delle nomine, pare assodato che la governance dell’Agenda digitale resti invariata ovvero distribuita fra più ministeri. Ad avvalorare questa ipotesi le sortite dei giorni scorsi, a cominciare da quella del ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato. “L’Agenda digitale è un capitolo a cui tengo moltissimo – ha detto in occasione in occasione dell’assemblea dei Giovani Imprenditori di Confartigianato –. Presto incontrerò le imprese per fare il punto”. “Non avere la banda larga o averla a chiazze è un problema molto grosso per il nostro paese”, ha detto oggi il neo ministro, aggiungendo che sulla disponibilita’ di reti wi-fi pubbliche “bisogna rapidamente procedere” sul tema, “anche cercando di evitare che sia necessario accreditarsi per entrare in rete”.

Sulla stessa linea il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, che al momento di passaggio di consegne con il suo predecessore, Francesco Profumo, ha sottolineato la necessità di non abbandonare l’Agenda digitale: “Lavorerò con gli altri ministri per vedere che cosa è possibile fare nella pratica”.

Contestualmente il premier Enrico Letta annuncia un maxi piano per la Ricerca e l’Innovazione. “Il piano – ha spiegato Letta di fronte alla Camera dei Deputati, prima del voto di fiducia – verrà finanziato con project bonds”. I due pilastri ha spiegato il premier saranno appunto l’Agenda digitale e l’economia verde, insieme all’aerospazio e alle nanotecnologie. L’obiettivo è mettere in campo “una politica industriale moderna, in cui coinvolgere le grandi imprese e le piccole e medie imprese, che restano il volano del nostro sistema produttivo”.

“Le nuove tecnologie – ha puntualizzato – vanno maggiormente integrate nel contesto esistente, migliorando la selettività degli strumenti esistenti di incentivazione, in un’ottica organica con visione di medio e lungo periodo”

Nel suo discorso Letta ha anche annunciato che il governo lavorerà per allentare il patto di stabilità interno. Un tema – questo – molto caro a Regioni e Comuni che più volte ne hanno chiesto il ridimesionamento anche in vista del raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale. “Nonostante siamo convinti che l’Agenda debba andare avanti – faceva sapere l’Anci al nostro giornale – restiamo comunque preoccupati per la situazione delle finanze locali, strozzate dal patto di stabilità che ci impedisce di fare investimenti seppure anticiclici come quelli in innovazione”.

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