L'INTERVISTA

Rossignoli: “Tv locali a caccia di futuro”

Il coordinatore di Aeranti-Corallo: la crisi morde i ricavi pubblicitari in calo del 40% mentre il passaggio al nuovo paradigma digitale genera il tramonto del modello generalista. Il settore è in cerca di new business fra crescita dell’on demand e frequenze che si stringono

Pubblicato il 20 Mag 2013

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Futuro incerto per le Tv locali, a caccia di new business per battere la crisi economica che morde i ricavi pubblicitari, in calo del 35%-40%. Prospettive migliori per il settore radiofonico locale, che rispetto alla Tv non ha dovuto ancora affrontare il passaggio al digitale. Questo il contesto in cui si muovono radio e tv locali, chiamate a raccolta il 28 e 29 maggio a Roma in occasione del RadioTv Forum di Aeranti-Corallo, l’appuntamento annuale dell’organismo che rappresenta un migliaio di emittenti. Dei temi caldi sul tavolo abbiamo parlato con Marco Rossignoli, coordinatore di Aeranti-Corallo.

Rossignoli, qual è il quadro per le Tv locali?

In generale, la crisi economica si riflette sulla pubblicità. La raccolta è in contrazione fino al 35%-40% rispetto agli anni precedenti, e non c’è in vista un’inversione di tendenza nel breve periodo. Mentre la radiofonia non ha dovuto affrontare nessuno switch off negli ultimi anni, la Tv invece ha dovuto fare grossi investimenti per il passaggio al digitale. A peggiorare il quadro, le difficoltà del sistema bancario, che ha problemi a fare affidamenti .

Quali sono le maggiori difficoltà che devono affrontare le Tv locali?

Al di là del cambio di paradigma tecnologico dall’analogico al digitale, c’è la crisi del modello di Tv generalista. Nuove modalità di fruizione, con la crescente diffusione della logica dell’on demand, l’avvento della larga banda e della tv via Internet, tv satellitari come Sky e via Internet come Youtube stanno cambiando alla radice la modalità di fruizione della Tv classica di Rai, Mediaset ma anche delle locali.

Il digitale terrestre è già vecchio?

Non direi, anche se nel giro di pochi anni Internet e la fruizione tv attraverso la larga banda saranno la piattaforma vincente, soprattutto grazie all’interattività garantita dall’online. In passato, ci si era fatti l’idea che il digitale terrestre potesse fornire servizi interattivi anche nel settore della PA, con servizi di T-government che però non sono decollati. Il digitale terrestre, dal punto di vista tecnologico, deve puntare sull’HD, il Super HD e il 3D.

Su cosa devono puntare le tv locali per essere competitive?

È chiaro che la moltiplicazione dei canali e delle modalità di fruizione da parte degli utenti rischia di indebolire il ruolo delle Tv locali, che diversamente dalla Tv generalista non possono contare sui diritti di film e fiction, troppo costosi. Le locali devono puntare ancor di più sul loro core business, cioè l’informazione locale.

Qual è la posizione delle Tv locali sul riassetto delle frequenze?

Negli ultimi 4 anni le Tv locali hanno fatto una battaglia per il mantenimento delle frequenze. Gli spazi frequenziali a disposizione si sono poi ridotti con l’assegnazione degli 800 Mhz (canali 61-69) alle telco, un’operazione che, a causa di una gestione da parte del ministero che talvolta non è stata ottimale, ha creato un notevole contenzioso. In futuro, gli spazi frequenziali si ridurranno ancora, con il passaggio dei canali della banda a 700 Mhz alle telco entro il 2015. Questo passaggio interesserà soprattutto le emittenti nazionali e toccherà meno le locali, anche se occorrerà capire quali criteri verranno adottati per la riassegnazione delle frequenze.

La vostra posizione sull’Lcn?

Per quanto riguarda l’Lcn, la nuova delibera dell’Agcom penalizza molto le Tv locali; ha ridotto a 13 numeri la presenza delle tv locali nel primo arco di numerazione, rispetto ai 39 numeri garantiti dalla precedente delibera Agcom 366/2010. Ad essere danneggiate sono, in particolare, le emittenti che partecipano ad accordi di syndication, che, a differenza delle altre tv locali, non otterranno una numerazione utilizzabile incondizionatamente. Molto dipenderà dai ricorsi al Tar Lazio avanzati da numerose emittenti, che hanno chiesto l’annullamento della delibera.

E il rischio interferenze Lte?

Ci auguriamo una maggiore sensibilizzazione dell’utenza e degli installatori verso questo problema, che sarà sempre più concreto con l’accensione dei ripetitori a 800 Mhz da parte delle telco. Di fatto, ogni impianto condominiale è a rischio. In base alle stime della Fondazione Ugo Bordoni, sono 700mila le abitazioni che potrebbero subire interferenze.

A che punto è il passaggio al digitale del settore radiofonico?

In Trentino è partita, con una delibera Agcom, la sperimentazione del Dab+, ed è in atto una consultazione Agcom per ampliare la sperimentazione anche a Bolzano. Il problema che vediamo, però, è la carenza di frequenze per la radio digitale in diverse regioni italiane. Ad esempio in Veneto, Lombardia e Lazio il numero di emittenti radiofoniche eccede di gran lunga le frequenze disponibili per il Dab+. Sarà compito dell’Agcom individuare le frequenze per la radio digitale a livello nazionale; noi abbiamo proposto di usare il canale 13, oggi in uso al ministero della Difesa, da affiancare al canale 12.

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