L'INCHIESTA

Dumping Tlc, Germania: “Con la Cina negoziati, non sanzioni”

Il ministro dell’Economia Philipp Roesler contro l’apertura di un procedimento formale Ue per gli aiuti di Stato che avvantaggiano Huawei e Zte: “Rischioso il ricorso alle minacce”. Allarme dagli Usa: riprese le attività di cybercrime da Pechino

Pubblicato il 20 Mag 2013

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Il ministro dell’Economia tedesco Philipp Roesler ha chiesto all’Unione Europea di aprire negoziati con la Cina sulla vicenda dei presunti aiuti di Stato che Pechino fornirebbe ai produttori di apparecchiature di rete, in particolare Huawei e Zte, per favorire l’export dei campioni nazionali nell’Unione Europea. Nei giorni scorsi, il commissario europeo al Commercio Karel De Gucht ha deciso di avviare una procedura anti-dumping e sulle sovvenzioni ai fornitori cinesi di attrezzature per le telecomunicazioni.

“E’ un grave errore”, ha detto il ministro Roesler in un’intervista comparsa su Welt am Sonntag. “Mi aspetto che la Commissione faccia il possibile per impedire un profondo conflitto commerciale. La Commissione deve cercare il dialogo e una soluzione negoziando e non facendo ricorso a minacce”, ha aggiunto il ministro tedesco. Il ricorso a tariffe antidumping, secondo il ministro tedesco, sarebbe il mezzo sbagliato per risolvere la querelle e costringerebbe la Cina a scendere in campo rendendo pan per focaccia all’Ue.

La settimana scorsa la Commissione europea ha fatto sapere che manderà un avviso formale a Pechino indicando che è pronta a imporre dazi commerciali contro i produttori di attrezzature telecom come Huawei Technologies e Zte perché, spiega Bruxelles, ricevono illegalmente aiuti statali. E il commissario Ue per il commercio, Karel De Gucht, è deciso a mostrare al nuovo presidente cinese, Xi Jinping, che l’Europa ha una politica di tolleranza zero verso i sussidi dei governi alle imprese, che creano condizioni di concorrenza sleale.

A stretto giro, Pechino ha replicato minacciando ritorsioni alle aziende europee. “Speriamo che l’Unione europea non prenda misure che risulterebbero nocive per entrambe le parti”, ha affermato un portavoce del ministero del Commercio cinese, Shen Danyang, che per rendere più espliciti i suoi avvertimenti ha aggiunto che le società europee hanno una quota sul mercato delle tlc cinese ben più rilevante di quella che le cinesi hanno in Europa. Secondo la Commissione europea l’export di equipaggiamenti per telecomunicazioni della Cina verso l’Ue ammonta a circa 1 miliardo di euro l’anno.

Intanto, dagli Usa arriva la notizia che dopo tre mesi di interruzione L’Esercito cinese ha rirpeso gli attacchi hacker ai danni delle aziende statunitensi. Lo rende noto oggi il New York Times, precisando che l’Unità 61398, la divisione dell’Esercito di pechino specializzata in cybercrime, ha riacceso le ositlità. Nel dettaglio, la denuncia è stata avanzata dalla Mandiant, società specializzata in sicurezza IT consulente del governo americano, ha identificato nell’esercito cinese la fonte di numerosissimi cyberattacchi agli Usa.

Gli attacchi erano stati interrotti tre mesi fa, dopo le veementi denunce di Washington. Il quartiere generale dell’Unità 61398, la leggendaria armata cibernetica cinese, si trova in un palazzo di 12 piani a Shanghai.

Le recirpoche accuse di spionaggio informatico fra Usa e Cina sul cybercime sono esplose il 19 febbraio scorso, quando la Mandiant ha identificato nell’esercito cinese la fonte di numerosissimi cyberattacchi agli Usa. Pronta la replica di Pechino, che il 28 febbraio ha pubblicato sul sito del ministero della Difesa un report, secondo cui i due dei principali siti web dell’esercito locale sono stati vittima nel 2012 di circa 144mila cyberattacchi al mese, due terzi dei quali (62,9%) provenienti dagli Stati Uniti. Il ministro degli esteri Yang Jiechi aveva detto che il cyberspazio “ha bisogno non di una guerra, ma di regole e di collaborazione”.

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