L'INCHIESTA

Digital divide, Regioni (ancora) a due velocità

Alcune aree in vantaggio, ma altre viaggiano con un anno di ritardo. Molte differenze fra i vari territori. Anni di mancato coordinamento hanno lasciato il segno

Pubblicato il 03 Giu 2013

A.L.

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La sfida per eliminare il digital divide entro il 2014 la si può leggere anche così: per la prima volta, l’Italia cerca di annullare le differenze che hanno regnato finora, tra una regione e l’altra, nella copertura banda larga base. Il piano nazionale del ministero allo Sviluppo economico, con i nuovi bandi del 2013, è infatti un esempio massimo di coordinamento centrale delle diverse Regioni. Le Regioni hanno ricevuto i fondi europei, lo Stato li gestisce con bandi, aggiungendovi proprie risorse: il piano è questo, in fondo. Ma anni di mancato coordinamento nazionale o di coordinamento insufficiente hanno lasciato il segno. Sono enormi le differenze tra una regione e l’altra. E lo stesso piano ministeriale vi sta facendo i conti: da una parte, lo rivela la scelta – a maggio – di non fare un bando unico nazionale (a differenza di quanto annunciato prima), ma di farne tanti, spacchettati per gruppi di regioni, per costruire le reti d’accesso contro il digital divide. È un modo per adattare i bandi alle differenze regionali: in alcune il ministero avrà bisogno di più tempo per capire quali aree sono in effetti escluse dai normali piani di copertura degli operatori.

Dall’altra, anche l’obiettivo di eliminare il digital divide farà i conti con una doppia velocità. Alcune regioni ci riusciranno già entro quest’anno e saranno le sole, quindi, a rispettare i tempi previsti dall’Agenda digitale per questo obiettivo. Le altre invece dovranno aspettare il 2014.

“Alcuni territori appaiono al momento in vantaggio, grazie soprattutto a progetti avviati con risorse proprie: è il caso della Lombardia, delle Marche, della Sardegna e della Provincia Autonoma di Trento. Hanno in corso azioni che porteranno alla chiusura sostanziale del digital divide entro l’anno”, dice Cristoforo Morandini, di Between. “Gli altri territori ce la faranno invece con un anno di ritardo rispetto alle raccomandazioni europee, grazie al contributo e alle risorse apportate dal piano nazionale”, continua. Gli ultimi dati di Between (dicembre 2012), forniti al nostro giornale, lo confermano: il digital divide va dal 2% della popolazione in Lombardia e Puglia, al 20% del Molise, passando dal 10% della Calabria e dal 7% del Veneto (si considera la copertura ad almeno 2 Megabit, wired o wireless). La media nazionale del 5% dice poco, visto che le situazioni regionali non sono comparabili tra loro.

Il motivo è che “solo negli ultimi anni è aumentata la consapevolezza dell’importanza di un maggior coordinamento e una maggiore omogeneità dei modelli, grazie anche al contributo delle Linee Guida per i Piani regionali per la banda larga, emanate nel 2007 dal Comitato per la diffusione della banda larga, ma anche grazie all’operato di Infratel Italia, che ha sperimentato azioni concertate tra governo centrale e territorio”, aggiunge Morandini.

I modelli adottati finora sono stati quattro, quindi, con grande varietà. Il pubblico ha creato una rete di backhauling e poi l’ha affittata agli operatori (Regione Emilia Romagna, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Trento, Infratel Italia). Più di rado, ha fatto una rete di accesso (wireless) per darla in gestione a un operatore (è capitato soprattutto a opera di comunità montane). Oppure, ha messo fondi pubblici per incentivare gli operatori a fare una rete in zone a fallimento di mercato (Regione Sardegna, Toscana, Veneto, Marche, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento).

Questo modello è ora adottato anche dal ministero per i nuovi bandi sulla rete d’accesso. Infine, ci sono stati protocolli di intesa, secondo cui l’operatore mette fondi propri per le reti banda larga, mentre la Pubblica amministrazione investe in servizi per stimolarne la domanda e l’uso (fatto in Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Umbria).

Ora tutto questo lavoro degli enti locali confluirà nel grande obiettivo statale di eliminare il digital divide ovunque in Italia. Ma le differenze tra le regioni impiegheranno un altro anno per azzerarsi, nella migliore delle ipotesi.

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