IL CASO

Mercato unico Tlc, arriva il “ni” dell’Antitrust

Scetticismo da parte dell’Authority europea sulla proposta a cui lavora la Commissione Ue che punta all’approvazione entro Pasqua 2014. Madero: “Non ci siamo con i tempi. Abbattimento delle barriere è questione lunga”

Pubblicato il 25 Giu 2013

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Si fanno sempre più tempestose le acque in cui naviga l’atteso pacchetto Ue sul mercato unico delle tlc. A tre mesi dalla sua presentazione, programmata per fine settembre, il piano al quale sta lavorando il Commissario per l’Agenda Digitale Neelie Kroes ha oggi incassato un ulteriore colpo alla propria credibilità. Con la differenza, non minore, che questa volta le perplessità sulla efficacia del pacchetto si sono levate dalle stesse fila della Commissione. Peggio, a darle in pasto al pubblico è addirittura l’antitrust Ue. Intervenendo stamane in rappresentanza del commissario alla concorrenza Joacquin Almunia nel corso di una conferenza promossa da Ecta (l’organizzazione europea che raccogli gli Olo), il direttore generale aggiunto di Dg Competition Cecilio Madero ha detto chiaro e tondo che il mercato unico delle tlc non potrà farsi dall’oggi al domani.

“Il raggiungimento di un mercato unico delle telecom, cosa che implicherà l’abbattimento di tutte le barriere ancora esistenti, richiederà molto tempo prima di potersi concretizzare”, ha spiegato l’alto funzionario europeo. Aggiungendo in maniera ancora più esplicita: “Nonostante Neelie Kroes si stia spendendo molto affinché le tempistiche siano ridotte, nessun intervento regolamentare, quantunque vasto, potrà creare un mercato unico da un giorno all’altro”.

Il Commissario per l’Agenda Digitale, nelle ultime settimane, ha in più occasioni reiterato l’auspicio che il suo piano venga approvato entro e non oltre Pasqua 2014. Anche oggi, parlando alla platea di Ecta poco dopo l’intervento di Madero, ha ribadito che “il tempo a nostra disposizione sta scadendo”. “Questo status quo – ha soggiunto la Kroes – non è buono, né sostenibile. Né per il settore, e tanto meno per l’intero continente”.

Di tenore analogo l’intervento del vice direttore DG Connect della Commissione Ue Roberto Viola.“La situazione del settore telecom europeo è allarmante e noi vogliamo che torni a cresce ed investire” ha scandito Viola. Proprio per questa ragione, “abbiamo urgente bisogno del Mercato Unico delle telecom in Europa se vogliamo vincere la partita della transizione verso l’economia digitale”.

E tuttavia, come emerso una volta di più oggi, prima ancora di vedere la luce il pacchetto è ormai assediato da una selva di sospetti e disaccordi. Sia gli stati membri sia il Parlamento europeo hanno fatto sapere in maniera più o meno informale che non hanno alcuna intenzione di dare il via all’iter di approvazione del dossier regolamentare prima del rinnovo della legislatura europea, quindi non prima dell’autunno 2014. Frattanto, in una lettera aperta inviata proprio ieri al presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso, anche gli incumbent europei hanno lasciato trapelare un certo disappunto verso le misure (non ancora ufficiali, ma parzialmente anticipate nei giorni scorsi) che verrebbero a comporre il nocciolo del pacchetto.

Per sua parte, lo stesso Almunia si è sin dall’inizio mostrato assai tiepido nei confronti del pacchetto. Secondo quando filtra dai corridoi della Commissione, quando l’11 giugno scorso la prima bozza del piano (un unico e corposo regolamento da 30 articoli) è andata all’esame del collegio Barroso, sembra che l’antitrust Ue lo abbia bocciato su tutto la linea. Mentre anche il commissario alla giustizia Viviane Reding e quello agli affari economici Olli Rehn avrebbero espresso forti dubbi.

Barroso avrebbe quindi deciso di prendere tempo, rinviando la discussione del piano a data da destinarsi e domandando alla Kroes di rivedere meglio la proposta. Intanto, la più volte annunciata conferenza stampa di presentazione dei lineamenti generali del piano, prevista per luglio, è stata annullata alla chetichella. Se ne riparlerà a fine settembre, poco prima del Consiglio Ue che dovrebbe ufficialmente vagliare e dare un primo via libera al pacchetto. Via libera che, a questo punto, appare sempre più in bilico, se perfino all’interno della Commissione si rafforza il fronte degli scettici.

Secondo quanto annunciato da Neelie Kroes, due dei pilastri della proposta prevedono l’abrogazione delle tariffe di roaming e una normativa volta a garantire il principio di net neutrality in tutta Europa.

Al contempo, il pacchetto dovrebbe dare il via alla creazione di un “passaporto unico europeo” per gli operatori (che però non toccherebbe la sostanza dei poteri in capo ai regolatori nazionali) e maggiore coordinamento tanto nelle modalità quanto nelle tempistiche delle aste per le licenze. Come confermato dalla stessa Kroes, non ci sarà invece spazio per la creazione di un garante per le comunicazioni europeo.

Sul tema collegato del consolidamento, in un’intervista pubblicata dal Financial Times il 17 giugno scorso, il commissario per l’agenda digitale aveva inoltre auspicato uno scenario sul modello delle “alleanze delle compagnie aeree”. Non è però abbastanza per calmare i timori dei grandi operatori che ieri, con una lettera inviata a Barroso, hanno chiesto che il piano sul mercato unico segua la via di una maggiore deregolamentazione. Anche su questo punto, Madero ha oggi riportato il parere manifestamente negativo dell’antitrust europeo: “se il quadro regolamentare offre una garanzia minima alla concorrenza, allora è ovvio che esso debba essere preservato tale e quale”.

Secondo Markus Reinisch, Direttore Politiche Pubbliche del Gruppo Vodafone, “la proposta sul Mercato Unico della Commissione deve avere l’obiettivo di rafforzare e rendere più competitivo il settore delle telecom europee nel lungo termine. L’opportunità di plasmare riforme di questa portata non capita spesso; proprio per questo il pacchetto deve essere considerato con attenzione, testato e deve tradursi in un chiaro effetto positivo per il settore”.

“Nei Paesi europei in cui non c’è la concorrenza degli operatori tv via cavo, come in Italia, la diffusione della banda ultralarga è indietro rispetto agli altri Paesi – ha sottolineato Carsten Schloter, amministratore delegato di Swisscom e presidente di Fastweb -. E’ necessario che il Regolatore adatti la sua azione alle specificità di tali Paesi e, in assenza della concorrenza infrastrutturale della tv via cavo, spinga gli operatori di telecomunicazioni a investire in proprie reti fiber to the cabinet. Questo puo avvenire solo attraverso un quadro regolamentare specifico che incentivi l’utilizzo di porzioni sempre minori di rame rendendo conveniente utilizzare il sub loop per arrivare con le proprie reti in fibra sempre piu vicino al cliente finale”. L Ad, sottolinenado la sua esperienza di top manager tlc in diversi paesi e diversi ruoli, ha enfatizzato la necessita di un approcio regolatorio specifico per i paesi europei con diverse condizioni di concorrenza infrastrutturale (con o senza reti cavo tv ), diversi costi di realizzazione delle reti Ngn e diversi valori degli investimenti per capita.

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