IL VERTICE

Scorporo rete, l’appello della politica: “Bisogna andare avanti”

I partiti scendono in campo compatti per sostenere lo spinf off della rete di Telecom Italia: occasione storica per rilanciare il comparto delle Tlc

Pubblicato il 16 Lug 2013

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La politica sende in campo dopo lo stop allo spin off deciso ieri dal cda di Telecom Italia per ribadire la strategicità del progetto. “Se Telecom manterrà fede agli annunci sullo scorporo della rete, confermati oggi in Commissione anche dal suo presidente, per le telecomunicazioni in Italia potrebbe aprirsi finalmente un capitolo nuovo – spiega il presidente della commissione Trasporti della Camera, Michele Meta dopo l’audizione di Franco Bernabè a Montecitorio – La transizione dal monopolio al mercato non può durare per sempre: l’interesse di tutti – consumatori compresi – spinge per una separazione vera, che garantisca parita’ di accesso a tutti i competitor del settore”.

“Dal presidente Bernabè sono arrivate parole piuttosto chiare, dopo l’alternanza di voci negli ultimi giorni, sulla volontà di portare avanti il progetto di separazione societaria della rete di accesso, garantendo ‘equivalence of input’ – evidenzia Meta – come già sottolineato dall’Agcom nella sua ultima relazione annuale alla Camera, una separazione ampia e profonda porterà a un conseguente adeguamento delle regole. Ma tale separazione dovrà essere indipendente dai prezzi di accesso alla rete in rame. Si prenda atto della proposta dell’Agcom per il 2013, appena notificata alla Commissione europea, e si prosegua senza tentennamenti”.

Per Deborah Bergamini (Pdl) “sarebbe incomprensibile che un progetto strategico di tale portata, frutto di un anno di lavoro e prioritario per rivitalizzare il mercato delle tlc in Italia, subisse una battuta d’arresto per una sorta di inspiegabile braccio di ferro con Agcom”.

“In audizione ho chiesto al presidente Bernabé di spiegarci la decisione di congelare il progetto di scorporo della rete fissa dopo che Agcom ha deliberato la riduzione dei prezzi dell’affitto delle reti in rame per il 2013 – prosegue la vicepresidente della commissione Trasporti della Camera – Bernabé aveva presentato il progetto di scorporo come ‘vivificazione della foresta pietrificatà del mercato. Difficile ora vedere le ragioni della frenata a seguito della decisione di Agcom, che avrà fra l’altro impatti economici risibili su Telecom, primo operatore europeo di telecomunicazioni fisse per redditività e quota di mercato”.

Secondo Jonny Crosio, capogruppo della Lega Nord in commissione lavori pubblici e telecomunicazioni di Palazzo Madama, “è pazzesco come Bernabè voglia imporre regole a proprio favore e congeli il progetto di scorporo della rete. Questa è l’indegna conclusione di un sistema ricattatorio col quale Bernabè si rivolge sistematicamente al mercato e agli italiani”.

“Telecom, per volere di Bernabè – accusa Crosio – vuole che l’autorità delle garanzie scriva regole non a favore del libero mercato ma solo ed esclusivamente in favore del prosieguo del monopolio sul mercato di Telecom. La cosa più grave è che Bernabè sia venuto in commissione telecomunicazioni del Senato dando per certo il progetto di scorporo. La commissione quindi, per favorire questo processo ha deciso di intraprendere con un accordo bipartisan un’indagine conoscitiva sul tema. Non possiamo accettare le sue menzogne e dobbiamo quindi decidere di stoppare i suoi continui ricatti e le marce indietro. Bernabè si è mostrato inaffidabile e inadeguato. Chiediamo le sue dimissioni perché è ora che si smetta di permettere che il Paese e il mercato restino arretrati e tenuti in ostaggio da Telecom. Se la linea sarà confermata ci muoveremo in tutti i canali istituzionali per porre fine a questa brutta commedia dell’assurdo”.

Dello stesso avviso anche il senatore e portavoce politico di Scelta Civica, Benedetto Della Vedova. “Che Telecom minacci di non procedere allo scorporo della rete per reagire alla decisione dell’Agcom sulle nuove tariffe e regole di accesso alle infrastrutture di rete- evidenzia Della Vedova – dimostra che, a questo punto, anche il governo deve fare la sua parte”.

Il ritardo nello sviluppo delle infrastrutture di comunicazione , osserva, “grava sul potenziale di crescita del Paese. Solo la concorrenzialità del mercato e una regolazione neutrale, che assicuri a tutti gli operatori uguali condizioni di accesso alle rete, può consentire di recuperare questo ritardo. Per questa ragione, ci aspettiamo che, dopo la reazione di Telecom, il governo non avvii sul tema una ‘trattativa’, che finirebbe per espropriare le competenze dell’Agcom“.

“Né l’esecutivo, né l’Autorità hanno il compito di negoziare con Telecom la disciplina che l’azienda ritiene per sé più redditizia nell’immediato, ma di assicurare quella che sia più utile allo sviluppo del settore e coerente con la normativa europea, nonché di impedire che la proprietà della rete sia utilizzata da Telecom in modo anticoncorrenziale e ostruzionistico alle decisioni del regolatore e alla liberalizzazione del mercato. Si valuti innanzitutto – prosegue il portavoce di Scelta Civica – la coerenza della regolamentazione per l’Italia con gli standard europei: questo, casomai, può essere un metro di giudizio, non l’interesse di questo o quell’operatore. Telecom è una grande azienda fulcro del sistema delle telecomunicazioni italiane. Ci aspettiamo che non giochi sulla difensiva una partita cruciale come quella dello sviluppo della rete, ma accetti una sfida aperta e competitiva dalla quale – conclude Della Vedova – trarrebbero benefici il mercato nel suo complesso e tutti gli operatori, Telecom per prima”.

In un’intervista rilasciata al nostro giornale online Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato (Scelta Civica) definisc elo stop allo spin off “un atto di pressione e intimidazione nei confronti dell’Agcom”. Secondo Lanzillotta, Telecom ha in mente di portare avanti lo spin off “continuando a godere delle rendite di cui gode oggi, in quanto ex monopolista, con l’obiettivo di ridurre l’indebitamento. In questo senso il taglio delle tariffe rappresenta un ostacolo”. “Il punto è che la bussola dello scorporo – iniziativa che va assolutamente portata avanti – non può essere la riduzione del debito. Non si possono continuare a pagare gli effetti di una privatizzazione (quella di Telecom ndr) realizzata senza mettere i campo il necessario impianto regolatorio indipendente”, chiarisce la senatrice.

Per il presidente della Commissione Finanze e Tesoro al Senato Mauro Maria Marino (Pd) “appare difficile comprendere il cambiamento radicale di rotta annunciato dal Presidente di Telecom, Bernabè sul progetto di scorporo della rete fissa”.

“Come è possibile – si chiede l’esponente democrat – che il primo operatore europeo di tlc fisse per redditività (48%), primo per quota di mercato (65%), con il 100% del valore di mercato, che aveva rappresentato il progetto di scorporo come ‘vivificazione della foresta pietrificata’ del mercato, lo blocchi strumentalmente addossando la responsabilità alla decisione di Agcom che guarda ai soli prezzi dell’affitto delle reti in rame per il solo 2013?”. Quindi, è la domanda successiva, “si rinuncia a un progetto cosi’ straordinario per 60 cent tagliati dall’Autorita’ a fronte di 17,8 miliardi di ricavi nel 2012?”. “Tutto ciò – continua Marino – pare poco rispettoso delle istituzioni: appena venti giorni fa il Presidente Bernabè in audizione al Senato della Repubblica affermava che il progetto ‘non ha precedenti nel panorama europeo’ ed è ‘un’operazione destinata a modificare radicalmente l’assetto competitivo delle telecomunicazioni italiane’. E ora si azzera tutto”.

“Sostenere che ‘le incertezze introdotte dalle recenti decisioni dell’Agcom rischiano di comprometterne la fattibilità”, come ha fatto il cda Telecom, appare piuttosto un espediente per un’inopportuna pressione sull’Autorità indipendente di regolamentazione allo scopo di condizionarne le decisioni”.

”Ho ascoltato con molto interesse la relazione del dott. Bernabé, in merito allo scorporo della Telecom, ma non ha aggiunto nulla rispetto a quanto già riferito al Senato il mese scorso”, dice il deputato del Movimento 5 stelle, Paolo Nicolò Romano, subito dopo l’audizione. ”Sono intervenuto per capire innanzitutto perché ieri il Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia ha deciso di congelare il progetto dello scorporo in seguito ai provvedimenti dell’Agcom – evidenzia – Se tale decisione dell’Agcom, come sostiene Bernabè, è in contrasto con l’attuale quadro regolatorio europeo, perche’ bloccare un’operazione complessa come quella dello scorporo? Il sospetto più che fondato è che la stessa iniziativa dello scorporo non sia stata altro che un’operazione di immagine finalizzata a strappare qualche vantaggio regolamentare per l’incumbent. Infatti poco convincenti sono risultate anche le sue risposte in merito al perimetro dell’asset da scorporare, mentre reputo preoccupante il suo silenzio sull’impatto occupazionale che questa operazione, se portata a termine, avra’ nel nostro paese”.

Quello che molti non hanno capito – continua l’esponente dei 5 stelle – è che la c.d. bad company non sarà la nuova società che gestirà la rete, a cui andranno gli asset infrastrutturali e, secondo quanto riferito dallo stesso Bernabè in audizione, 22.000 dipendenti, ma quella che dovrà competere con gli altri operatori di telefonia nell’offerta di servizi retail. Questo significa che più della metà dell’attuale organico di Telecom Italia rimarrà in questo soggetto, gravato da un ingente debito storico, che dovrà vedersela ad armi pari con competitori fortemente agguerriti. Questo significa che dovrà necessariamente consolidarsi attraverso una ristrutturazione societaria che avrà un notevole impatto sugli attuali livelli occupazionali dell’azienda. A queste mie domande Bernabè è stato completamente evasivo”.

Parlando al nostro giornale, Alex Curti, referente lombardo per l’Agenda Digitale del Movimento 5 Stelle, sottolinea che lo scorporo non basta, ma serve piano industriale sulle tlc”. Secondo Curti “Telecom ricatta l’Italia: l’attuale impasse è il risultato di una cronica assenza di una strategia-Paese a lungo termine sulla rete nazionale”.

Per Lorenza Bonaccorsi (Pd) lo scorporo deve andare avanti, ma Telecom deve chiarire il perimetro. “L’azienda si renderà conto che non può tornare indietro”, dice al Corriere delle Comunicazioni.

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