OSSERVATORIO POLIMI

Il paradosso della mobile economy

Le telco europee non riescono a valorizzare i loro asset infrastrutturali mentre gli Ott continuano a prosperare. Ma gli operatori possono uscire dall’impasse, scommettendo sui servizi Lte e lanciando una strategia efficace a sostegno delle start up innovative

Pubblicato il 30 Set 2013

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In Italia l’economia arranca, ma fortunatamente c’è qualche settore che fa eccezione, e uno di questi è certamente la Mobile Economy. La forte ascesa di questo mercato è evidente, spinta dagli incredibili volumi di vendita di smartphone e tablet, dal rapido sviluppo delle reti di nuova generazione (Lte), dalla continua proliferazione di servizi e contenuti Mobile di ogni natura.

Tanto per citare qualche dato, nel 2012 in Italia il Mobile Internet (cioè la spesa del consumatore in connettività da cellulari e smartphone) è cresciuto del 53% annuo, raggiungendo un valore di 1.247 milioni di euro, triplicato negli ultimi tre anni e con un tasso di crescita previsto per il 2013 superiore al 30%. Mentre gli utenti che navigano su internet da device mobili sono ormai 24 milioni e – come si spiega in dettaglio nell’altro articolo in questa pagina – il mercato Mobile Content & Apps, crescendo del 20% annuo, ha raggiunto nel 2012 i 623 milioni di euro.

La Mobile Economy insomma è in piena salute, ma in questo scenario si evidenzia un paradosso: le telco mobili europee – che posseggono l’infrastruttura abilitante, senza la quale la Mobile Economy non potrebbe esistere – sembrano non riuscire a beneficiarne. Lo dimostrano chiaramente i numeri: i ricavi della maggior parte degli operatori europei sono in calo, e anche i loro valori in Borsa. Al contrario, i cosiddetti Ott (Apple, Google, ecc.) fanno segnare performance impressionanti: i loro ricavi continuano a crescere a doppia cifra e le loro capitalizzazioni in Borsa sono altissime.

Questo paradosso vale meno per le telco statunitensi, che continuano ad avere ricavi in crescita (anche se di poco) e valori in Borsa consistenti. Sono quindi le telco europee che si trovano in una “trappola strategica”, determinata dalla situazione congiunturale negativa che riguarda tutta l’Europa, ma anche da altri due fattori specifici che stanno avendo un indubbio impatto. Il primo è la forte frammentazione presente in Europa, dove ogni Paese ha all’incirca lo stesso numero di operatori presenti negli interi Stati Uniti. Questo, insieme alla mancanza di regole standardizzate tra i vari Paesi, incrementa fortemente la competizione e non consente di sfruttare economie di scala. Il secondo è un sistema normativo troppo complesso e lento che, non solo insegue faticosamente le innovazioni, ma sta rischiando di danneggiare le telco europee rispetto agli Over The Top.

Per uscire da questa situazione sarà necessaria una profonda ristrutturazione dell’intero comparto delle telco europee, sia a livello competitivo (con fenomeni di fusione e acquisizione, condivisione delle reti) sia a livello regolatorio. Ma, al tempo stesso, le telco dovranno cavalcare la corsa all’innovazione e non appiattirsi sul ruolo di meri carrier, valorizzando gli asset: rete, sistema di billing, sistemi di intelligenza sulla rete, conoscenza del cliente.

Questa valorizzazione deve andare nell’ottica dell’aumento dei ricavi, ad esempio attraverso la connettività dati broadband e lo sviluppo di nuovi servizi e contenuti. Nel primo caso, occorre trovare le modalità per far riconoscere all’utente un premium price, in particolare per i servizi Lte.

Nel secondo caso, i fronti possibili sono molti: si può pensare per esempio all’offerta di nuovi contenuti media e di entertainment che valorizzino l’uso di reti Lte (broadcasting video, cloud gaming); a nuove modalità d’offerta dei servizi tradizionali, come servizi di rich communication e Voip su Lte, ovvero servizi di voce, video-call e messaggistica su IP; alla partecipazione, con un ruolo chiave e non di mero abilitatore della connettività, ai nuovi ecosistemi digitali che si stanno sviluppando come il mondo dei pagamenti Nfc, l’Internet of Things/Smart City. In questo scenario diventa estremamente importante per le telco aprirsi verso l’esterno, creando partnership con altri attori del Mobile (Mobile Entertainment, Mobile Payment, Mobile Advertising, Internet of Things), e impegnandosi direttamente nel mondo estremamente dinamico delle startup Mobile.

A livello internazionale, sono infatti oltre 800 le startup finanziate negli ultimi due anni, segno di una forte attenzione dei Venture Capitalist. Le telco, possono beneficiare dell’innovazione, finanziando le realtà più sinergiche al proprio business e, in alcuni casi, inglobandole.

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