IPOTESI CARTELLO

Bip Mobile vs telco, l’Antitrust si dà altri sei mesi per indagare

Il garante accerterà se ci siano stati accordi illeciti tra Telecom Italia, Vodafone e Wind per “escludere” l’operatore mobile virtuale capitanato da Fabrizio Bona. Il nuovo termine fissato per l’istruttoria è il 30 marzo

Pubblicato il 14 Ott 2013

Antonello Salerno

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E’ stato prorogato al 30 marzo il termine per la chiusura del procedimento nei confronti di Telecom Italia, Vodafone e Wind, nato per accertare i presunti ostacoli all’accesso al mercato nei confronti di un nuovo operatore di telefonia mobile.

A deciderlo l’autorità Antitrust, che ha motivato questa scelta con “l’ampiezza della documentazione agli atti e la complessità degli elementi da valutare”, oltre che “la necessità di procedere ad approfondimenti in vista di ulteriori adempimenti istruttori”.

Alla base della decisione ci sarebbe anche la necessità, si legge nel bollettino dell’autorità, “dell’accertamento dei profili oggetto del procedimento”, e la volontà “di garantire il pieno esercizio del diritto di difesa e la più ampia applicazione del principio del contradditorio”.

Il provvedimento era stato notificato ai tre operatori a metà settembre, ed era nato da una denuncia del nuovo operatore mobile virtuale Bip Mobile, che lamentava di essere stato escluso dal mercato a causa di un presunto accordo tra i tre maggiori player (che insieme detengono più bel 90% del mercato di telefonia mobile).

Secondo la denuncia Bip Mobile si sarebbe trovata a dover fronteggiare numerose rinunce da parte di distributori che prestano la loro attività per più operatori. I ricorrenti lamentavano che le rinunce sarebbero indotte dalle pressioni esercitate di comune accordo dai tre gestori verso i distributori con i quali Bip Mobile aveva già concluso o era in procinto di concludere contratti di distribuzione dei propri prodotti.

Secondo anticipazioni di stampa, tra gli indizi al vaglio dell’authority sulla Concorrenza ci sarebbero anche scambi di mail fra i dealer e le strutture commerciali dei maggiori operatori. Se le accuse dovessero rivelarsi fondate, Telecom, Vodafone e Wind rischierebbero una sanzione che potrebbe arrivare fino al 10% del fatturato.

Subito dopo aver avuto notizia della denuncia, le tre telco si erano difese negando l’esistenza di un cartello, escludendo “ogni tipo di accordo o di intesa” tra loro e confidando “in una rapida conclusione dell’istruttoria che confermi l’infondatezza di tali ipotesi”.

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