La grande corsa agli Lcd. Il calcio d’inizio è cinese

Con la joint venture tra Tlc (primo produttore cinese di televisori) e una società di investimenti di Shenzhen parte la caccia grossa agli stabilimenti produttori

Pubblicato il 18 Nov 2009

La TLC Corp., il maggior produttore cinese di televisori, ha tirato
il “calcio d’inizio” di quella che si preannuncia come una
nuova accesa partita: la corsa alla produzione di schermi Lcd. La
TLC ha stretto una joint venture con la Shenchao Investment, di
proprietà del governo della città di Shenzhen, per costruire un
nuovo impianto che sfornerà pannelli a cristalli liquidi.
L’azienda dell’elettronica investirà fino a 5 miliardi di yuan
(732 milioni di dollari); la costruzione del nuovo stabilimento
sarà avviata a gennaio e la produzione dovrebbe arrivare a regime
nella seconda metà del 2011.

La TLC è solo l’ultimo di una serie di produttori cinesi che
hanno di recente annunciato l’apertura di nuove fabbriche di
schermi Lcd: Samsung, LG e Sharp, tutte desiderose di cavalcare la
portentosa crescita del mercato cinese delle tv a schermo piatto.
Il rischio, secondo un’analisi del Financial Times, è la
sovrapproduzione, in un settore dominato dalla ciclicità degli
ordini, ma per il momento i gruppi cinesi dell’elettronica non
sembrano preoccupati. L’incentivo, oltre che dal boom economico
della Tigre asiatica, arriva dai governi locali, che cercano di
attrarre prestigiosi progetti hitech nelle loro città per creare
posti di lavoro e far salire i prezzi sul mercato immobiliare.
Samsung, LG e Sharp si sono tutte alleate con amministrazioni
comunali per i loro progetti di realizzazione di impianti che
fabbricano schermi Lcd; anche Changhong, Skyworth e Haier (altre
aziende che producono tv) stanno valutando progetti del genere.

Dopo essere rimasta bloccata per mancanza delle necessarie
tecnologie e di un management esperto, potrebbe finalmente andare
in porto anche un’altra joint venture della TLC con Changhong,
Skyworth e Konka. Gli attuali leader del mercato Lcd dovrebbero
cominciare a preoccuparsi, secondo l’analista Henry Wang della
WitsView di Taipei: l’ingresso di tutte queste aziende downstream
in un settore che richiede alti investimenti di capitale e
tecnologie evolute potrebbe rappresentare un problema per i
produttori di alta gamma: “Il business diventa sempre più
difficile per i costi crescenti degli impianti e alla Cina
certamente non mancano i capitali”, dice Wang.

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