LA VERTENZA

Caso Micron verso la svolta? Mise: “Azienda disponibile a restare in Italia”

Buone notizie dal tavolo con sindacati e vertici aziendali. La società pronta a ridiscutere il numero degli esuberi. De Vincenti: “L’obiettivo è di arrivare in tempi brevi a un accordo”. I sindacati: “Piccolo passo, ma del tutto insufficiente”

Pubblicato il 12 Mar 2014

Antonello Salerno

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“Passi avanti”. Così dal Mise definiscono l’esito dell’incontro che si è tenuto oggi al Ministero dello Sviluppo Economico con i rappresentanti dei sindacati, quelli degli Enti locali coinvolti dalla vertenza e il vicepresidente della multinazionale, Brian Henretty, che lunedì pomeriggio aveva visto in una riunione riservata il viceministro Claudio De Vincenti.

Micron, multinazionale leader nella produzione di memorie, a dicembre aveva annunciato l’apertura della procedura di mobilità per 419 lavoratori impiegati nei quattro stabilimenti italiani presenti in Lombardia, Abruzzo, Campania e Sicilia.

“Il Tavolo – si legge in una nota del Mise – ha visto i vertici aziendali assicurare la volontà di restare in Italia, mostrare disponibilità a ridiscutere il numero degli esuberi, a ricorrere agli ammortizzatori sociali e a incentivi all’esodo, e a lavorare ad un piano industriale che garantisca futuro produttivo ed occupazionale ai siti italiani”.

“Un’apertura ad ampio spettro – si legge nel comunicato – manifestata nel corso del confronto dal Vice Presidente di Micron Brian Henretty, che i rappresentanti sindacali nazionali e territoriali dei metalmeccanici presenti alla riunione hanno registrato con interesse”.

Per il 19 marzo è intanto stata fissata una nuova riunione per iniziare ad entrare nel merito del piano industriale di Micron. “L’obiettivo – afferma il Viceministro Claudio De Vincenti – è di arrivare, in tempi brevi, a un accordo che, alla luce della ‘fase nuova’ che si è aperta con la posizione espressa oggi dall’azienda, il Governo giudica possibile”.

Un clima di ottimismo che non trova però riscontro nelle reazioni dei sindacati: “Per la Fim Cisl l’incontro di oggi è stato negativo, è inaccettabile che l’azienda continui a mantenere sul tavolo i licenziamenti ventilando come soluzione, un ipotetico piano di ricollocazione nel mondo di 70 dei 419 licenziamenti annunciati – afferma Nicola Alberta, segretario nazionale della Fim Cisl – Come Fim la questione del ritiro dei licenziamenti è prioritaria, l’azienda deve darci risposte sul piano occupazionale che salvaguardino tutti i lavoratori. Su questo fronte anche il governo attraverso StM può dare un contributo, perché ragionare di crescita, significa rilanciare settori industriali avanzati come la microelettronica e i semiconduttori evitando che le multinazionali scappino dal nostro paese con il know how e i brevetti frutto dell’esperienza e della capacità dei nostri lavoratori”.

“La cassa integrazione non vuol dire ricollocazioni – aggiunge Roberta Turi, segretario nazionale della Fiom Cgil e responsabile per il settore Ict – Abbiamo assistito a un timido spostamento di Micron, che è però ancora del tutto insoddisfacente. Non si può pensare che basti ritirare poche decine di esuberi o annunciare investimenti per 20 milioni di dollari in due anni per trovare un accordo. Chiediamo di aumentare gli investimenti, ridurre di più il numero degli esuberi, e infine di trovare una soluzione occupazionale pe tutti, Anche dal Governo ci saremmo aspettati un’azione più incisiva. Se il 19 non saranno chiari i presupposti per una trattativa vera siamo orientati a chiedere l’intervento di Palazzo Chigi”.

“Riconosco al ministero un grande impegno – afferma Luca Maria Colonna, segretario nazionale Uilm Uil – che poi questo possa tradursi in un risultato concreto lo vedremo alla fine di questa vicenda”.

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