Net neutrality, Genna: “Regole Ue invasive, non ce n’era bisogno”

Parla l’esperto di policy Tlc: “Il mercato Ue era già equilibrato. Molto meglio rafforzare la concorrenza fra le Tlc”

Pubblicato il 23 Apr 2014

Alessandro Longo

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“Non c’era proprio bisogno di un regolamento sulla neutralità della rete. Il mercato andava bene così com’è: internet in Europa era già abbastanza neutrale, grazie a una buona concorrenza tra operatori”. Innocenzo Genna, esperto di policy Tlc a Bruxelles, mantiene il fiato sospeso sulle conseguenza e che ci potranno essere ora sul mercato.
Adesso però la questione passerà al Consiglio Ue. Che cosa succederà?
Il testo ha una forte valenza politica e quindi non credo che il Consiglio lo stravolgerà. Saranno confermati i diritti degli utenti, ma in sede di Consiglio probabilmente saranno limati alcuni aspetti che gli operatori considerano critici. Per esempio sarà semplificata la definizione di servizi specializzati, adesso molto dettagliata.
Sarà un bene o un male per il mercato?
Difficile dirlo. Secondo me una normativa in questo campo non serviva. Finora abbiamo avuto un mercato che si è autoregolamentato senza bisogno di una legge. Negli Usa ce n’era bisogno perché lì ogni utente può scegliere al massimo tra due operatori. In Europa la scelta è molto più ricca. È pur vero che si va verso il consolidamento e molti operatori alternativi rischiano di uscire dal mercato. Per questo motivo, una buona alternativa alla regolamentazione sarebbe stata quella di rafforzare la concorrenza tra operatori. Ma Neelie Kroes non la pensa così.
Vuol dire che una legge sulla neutralità sarebbe inutile?
In Italia, come in Europa, la neutralità è stata fino ad ora garantita grazie ad una buona concorrenza, conseguenza di un’efficace regolamentazione sull’accesso. È questa la principale differenza con il mercato americano, dove non esiste regolamentazione sull’accesso e la scelta del consumatore è ovunque limitata da un duopolio.
Ma perché allora la Kroes ha fatto questa proposta?
Bella domanda. All’inizio era stato escluso qualsiasi intervento invasivo, si parlava al massimo di una raccomandazione o di una comunicazione. Poi invece è arrivato un regolamento, cioè lo strumento in assoluto più invasivo, il peggiore nel caso di specie (rispetto a una direttiva che a differenza del regolamento deve essere recepita dagli Stati prima di diventare legge, ndr). Probabilmente Kroes aveva bisogno di dare più sostanza alla proposta di single market e finire bene il mandato in Commissione. Vi sono state inoltre pressioni da parte degli operatori incumbent che pensavano di essere in condizioni di ottenere un testo favorevole. Ma entrambi non avevano calcolato le reazioni del Parlamento e della società civile.
Si può dire che in Parlamento abbiano vinto i consumatori, quindi?
Alla fine il Parlamento ha assunto la posizione in assoluto più garantista per i consumatori. Però i reali benefici devono essere ancora analizzati, appunto perché in Europa non abbiamo mai avuto qualcosa del genere e non ne avevamo bisogno.
Cosa accadrà per i servizi specializzati?
Se intendiamo dei servizi a qualità garantita per la diffusione di contenuti premium, telemedicina, gaming o altro, spero che continuino a diffondersi sulla base della domanda del mercato. Certo, c’è il problema della salvaguardia del best effort, che è fondamentale per l’innovazione tecnologica ma anche per la democrazia. Ma resto convinto che un mercato competitivo sia la migliore soluzione. In effetti, le uniche legislazioni europee in tema di neutralità (Olanda e Slovenia) non parlano mai di servizi specializzati. Il problema è sorto invece, per la prima volta, con la proposta Kroes.

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