AZIENDE

Huawei: “Pronti ad assunzioni in Europa”

Il fondatore e Ceo Ren Zhenfei: più investimenti per rilanciare l’immagine dell’azienda e incrementare la fiducia. Il mercato Usa resterà invece off-limits per altri 10-20 anni

Pubblicato il 05 Mag 2014

Patrizia Licata

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Il colosso cinese delle attrezzature telecom Huawei Technologies ha in cantiere più investimenti e assunzioni in Europa: lo ha fatto sapere il fondatore e chief executive Ren Zhengfei. Il piano di investimenti fa parte di un più ampio programma volto a cambiare la percezione che il vasto pubblico, i media, l’industria e i governi hanno dell’azienda cinese, spesso considerata “misteriosa”, come riporta oggi il Wall Street Journal.

In una delle rare interviste che concede alla stampa, Ren ha detto che Huawei si sta aprendo e sta investendo per creare fiducia nei governi e nei clienti stranieri – combattendo anche quelle accuse di rappresentare una minaccia alla sicurezza delle comunicazioni nazionali che ne hanno causato di fatto l’uscita dal mercato statunitense o i sospetti di essere illecitamente sostenuta dai sussidi statali per cui l’Ue ha minacciato indagini anti-dumping.


“La mia riluttanza a incontrare i media è stata usata per etichettare Huawei come una società misteriosa”, ha detto Ren tramite il suo traduttore. “Ora la nostra idea è, in pochi anni, far percepire alle persone Huawei come una società europea”.

Come parte di questa iniziativa, Huawei potenzierà gli investimenti in R&D in Europa e estenderà un piano di incentivi a tutti i dipendenti chiave non-cinesi quest’anno per attrarre e trattenere i migliori talenti.

Negli ultimi anni Huawei è finita sotto la lente delle autorità europee. Nel Vecchio Continente la sua crescita ha destabilizzato i concorrenti, compresi Ericsson e Alcatel-Lucent, e nel 2013 la cinese è arrivata a controllare il 22% della spesa in infrastrutture di rete mobile in Europa, Medio Oriente e Africa, contro il 12% del 2010, secondo dati di Infonetics. In Nord America, invece, Huawei aveva solo il 2,8% dello share di mercato nel 2013 e infatti l’azienda ha per ora rinunciato a investire in questa regione.


Huawei, fondata da Ren nel 1987, ha sempre negato di beneficiare di sussidi del suo governo. Il vendor si difende dalle accuse di dumping affermando di aver costantemente aumentato gli investimenti in ricerca e sviluppo per migliorare i suoi prodotti e farne salire i prezzi e Ren ha ribadito nell’intervista che ora le attrezzature Huawei hanno prezzi che hanno raggiunto alti livelli in Europa, almeno per gli standard cinesi. Ren ha anche detto che la sua azienda continuerà ad accrescere la spesa in ricerca, che l’anno scorso è salita a circa 5 miliardi di dollari.


Il cambiamento in corso in Huawei non vuol dire però stravolgimento, nota il Wall Street Journal. Ren respinge ancora l’idea di quotare in Borsa l’azienda, dicendo che questo la obbligherebbe a concentrarsi sui risultati di breve termine anziché sulla ricerca e sviluppo di lungo periodo. Huawei ha una insolita struttura privata: è di proprietà dei suoi dipendenti cinesi, Ren incluso, che ha una quota dell’1,4% e un diritto di veto sulle decisioni più importanti, anche se Ren ha detto che finora non ha avuto ragione di esercitarlo. E, nonostante il nuovo sforzo di apertura, il fondatore di Huawei non si aspetta un ritorno negli Usa: le attrezzature telecom della cinese non verranno acquistate sul mercato americano ancora per diversi anni: “Credo ci vorranno 10 o 20 anni prima che gli Usa si rendano conto che Huawei è un’azienda con integrità e buon nome”, ha detto Ren. “Allora potrebbero ricrearsi delle opportunità anche sul mercato americano”.

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