SINGLE MARKET

Marby (Berec): “L’Euro-regolatore non ci serve”

Il chairman dell’autorità interviene sul single market: “Armonizzazione sì, ma occhio ai mercati nazionali”. E avverte: “Il pacchetto non è riuscito
ad affrontare le criticità del settore”

Pubblicato il 25 Giu 2014

Francesco Molica

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“Non c’è mai stato alcun contrasto sui poteri regolamentari tra le Authority nazionali per le tlc e la Commissione europea. I rilievi espressi dal Berec su alcune proposte di recente presentate da Bruxelles poggiano piuttosto su questioni di sostanza». Il pacchetto sul mercato unico delle Tlc, in particolare, “non è riuscito ad affrontare le criticità del settore tlc identificate dalla stessa Commissione”. È quanto spiega al Corriere delle Comunicazioni il chairman del Berec e direttore generale dell’Authority per le tlc svedese, Göran Marby.
Nei mesi scorsi i rumors a Bruxelles davano i rapporti tra Commissione europea e Berec ai minimi storici.
Non sono d’accordo con questa rappresentazione, abbiamo sempre coltivato un dialogo produttivo con la Commissione europea.
Però il Berec ha criticato alcune recenti proposte legislative della Commissione (ad esempio, la Raccomandazione sulle metodologie di costo o il Pacchetto sul mercato unico delle tlc) che tra le altre cose avrebbero rafforzato le competenze regolamentari di Bruxelles a spese dei regolatori nazionali. Diversi analisti sostengono che dietro queste prese di posizione si cela un braccio di ferro politico. È così?
Le perplessità sollevate dal Berec sulle due proposte hanno poco a che vedere con un presunto contrasto legato alla ripartizione dei poteri regolamentari, ma vertono piuttosto su questioni di sostanza come il roaming o la net neutrality. Il modello regolamentare europeo deve sì assicurare un certo livello di armonizzazione, ma allo stesso tempo non può esimersi dal tenere in massima considerazione le differenze nazionali. E a rigore le Authority sono gli organi più idonei ad attuare i profili della regolamentazione europea nei rispettivi mercati nazionali. Nonostante il Berec abbia sostenuto gli obiettivi di entrambe le proposte, allo stesso tempo ha manifestato preoccupazione soprattutto perché esse non sono riuscite ad affrontare efficacemente le problematiche del settore identificate dalla stessa Commissione.
Per altro, sempre a proposito di mercato unico delle tlc, come può un simile progetto venire a realizzarsi senza la parallela istituzione di una Authority paneuropea delle tlc?
L’attuale quadro normativo europeo ha dimostrato di essere perfettamente capace di promuovere una crescente armonizzazione, nel contempo permettendo un’applicazione nel rispetto delle differenze nazionali. Gli strumenti applicativi messi a disposizione dall’art. 7 della “direttiva quadro”, e che prevedono anche un ruolo importante per il Berec, garantiscono già un’applicazione coerente della regolamentazione europea.
Un leitmotiv che ha informato tutte le ultime mosse legislative del commissario per l’agenda digitale Neelie Kroes è che il settore europeo delle telecomunicazioni sta perdendo terreno nei confronti di altre potenze regionali (come gli Usa).

Già nel 2012 il Berec aveva segnalato che i modelli di business tradizionali per gli operatori sono sotto pressione e che pertanto occorre adattare il quadro regolamentare europeo a questo scenario. Personalmente, ritengo che la risposta giusta a questa fase di difficoltà sia un marcato accento sull’innovazione.
Quindi, quali dovrebbero le priorità della Commissione per il mandato entrante?
Il mercato delle tlc si sta sviluppando a ritmi molto rapidi ed è arduo al momento determinare con esattezza quale modello di regolamentazione potrà calzare meglio agli scenari che verranno a definirsi tra cinque anni. Proprio alla luce di ciò, è importante potersi affidare ad un ecosistema regolatorio flessibile, capace cioè di adattarsi ai costanti mutamenti che vive il settore.

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