MERCATI

Smartphone, in Cina Xiaomi sorpassa Samsung

Secondo le rilevazioni di Canalys il produttore di smartphone low cost ha il 14% di market share, un punto percentuale in più rispetto alla coreana. Ma sulla società pesa il sospetto di spionaggio

Pubblicato il 05 Ago 2014

Massimo Canorro

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Brand di telefonia nato soltanto quattro anni fa, Xiaomi non smette di stupire. E di crescere – almeno in casa propria – a discapito di una realtà consolidata come Samsung. Da aprile a fine giugno, infatti, l’azienda cinese ha superato la rivale sudcoreana nella vendita di smartphone in Cina, e non intende fermarsi: già da adesso, infatti, l’azienda sta cercando di espandersi in altri mercati: Indonesia, Messico, Russia, Thailandia e Turchia.

I dati diffusi dagli analisti di Canalys sono eloquenti: con poco meno di 15 milioni di smartphone venduti, Xiaomi – che dalla sua parte ha un listino prezzi altamente competitivo – ha conquistato il 14% del mercato cinese, mentre Samsung con 13,23 milioni si è attestata al 12% (in terza posizione troviamo Lenovo). Nel primo trimestre Samsung era al 18.3%, mentre Xiaomi al 10.7%.

“In poco più di un anno, da player di nicchia, Xiaomi è diventato il principale fornitore di smartphone nel più grande mercato mondiale”, spiegano dall’azienda di ricerca, aggiungendo che “il gruppo cinese ha eseguito la sua strategia di sviluppo delle consegne, fornendo prodotti allettanti in fasce di prezzo aggressive, individuati soprattutto nelle funzioni e nei servizi localmente rilevanti del software Miui, sostenuti da una efficace e mirata campagna di marketing”.

Ma se in casa Xiaomi compie passi da gigante, fuori dai confini nazionali cerca di non arretrare a causa delle voci su una presunta attività di spionaggio. La questione è emersa quando, a livello internazionale, è stato avanzato il dubbio di un possibile attacco alla privacy per gli utenti degli smartphone della serie Redmi. Nello specifico, la perplessità è legata al fatto che la app per gli sms possa inviare informazioni sensibili a un server situato in Cina; sembrerebbe, infatti, che il dispositivo si colleghi automaticamente ad uno specifico indirizzo Ip di Pechino non appena risulta disponibile una connessione wi-fi.

La replica di Hugo Barra, vice presidente del gruppo: “Come Xiaomi siamo particolarmente attenti alla privacy degli utenti, assicurandoci che i servizi offerti dall’azienda aderiscano alla nostra politica sulla privacy”. E ancora: “Non trasmettiamo alcuna informazione personale senza il consenso degli utenti. Nell’ambito di un’economia globalizzata, i dispositivi di costruttori cinesi si vendono molto bene a livello internazionale, e numerosi marchi internazionali hanno altrettanto successo nel nostro paese: qualsiasi attività illegale sarebbe dannosa per gli sforzi di espansione globale di una società”.

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