IL CASO

Apple ci ricasca, fornitore cinese sotto accusa per mancato rispetto lavoratori

Catcher Technology, produttore delle cover metalliche degli iPad accusato da enti no profit di violazione di 22 leggi sul lavoro. Il gruppo Usa predispone un’indagine interna

Pubblicato il 05 Set 2014

L.M.

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Apple è stata nuovamente accusata di violare i diritti dei lavoratori in Cina. Mentre le sue azioni stanno per toccare i massimi storici, la Mela è stata accusata da due organizzazioni per i diritti umani, China Labor Watch e Green America, di aver violato 22 leggi sul lavoro nella fabbrica Catcher Technology, nella città di Suqian, in Cina. Catcher produce lo scheletro esterno di metallo per iPad e alcune componenti di iPhone, oltre a lavorare per altre compagnie hi-tech.

Le presunte violazioni riguarderebbero politiche di assunzione discriminatorie, formazione pre-lavorativa incompleta, scarsa sicurezza delle infrastrutture, eccesso di ore lavorative, straordinari non pagati, management troppo rigido e condizioni inadeguate nei dormitori della fabbrica.

La non profit ambientalista Green America e China Labor Watch, un gruppo di tutela dei lavoratori con sede a New York, sostengono che “le indagini hanno scoperto estese violazioni della legislazione sul lavoro cinese, così come violazioni delle policy di Catcher e del Codice di Condotta dei fornitori di Apple”.

Apple da parte sua ha dichiarato che “c’è spazio per un miglioramento delle attività di Catcher” e ha predisposto un’indagine interna.

Non è la prima volta in cui un fornitore cinese di Apple finisce sotto accusa. Negli anni scorsi è finito nel mirino il Foxconn Technology Group, leader mondiale nella produzione di elettronica e una delle principali aziende subappaltatrici di Apple. La multinazionale taiwanese con molti sedi in Cina, dove impiega circa 1 milione di lavoratori, è stata contestata dalle organizzazioni umanitarie per le dure condizioni di lavoro a cui costringe i propri dipendenti e per i magri salari corrisposti. In passato alcuni operai sono arrivati a suicidarsi, forse proprio perché eccessivamente vessati.

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