Apple, per Pay non sarà una passeggiata: serve un “modello” per l’Europa

Per il sistema di pagamenti mobili la Mela ha studiato una formula che ben si adatta alla realtà americana ma non del tutto a quella del Vecchio Continente dove le commissioni bancarie sono più basse e si dovranno fare i conti anche con le piattaforme di e-payment degli istituti di credito

Pubblicato il 11 Set 2014

Patrizia Licata

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Dopo l’iPod per la musica e l’iPhone per gli smartphone, Apple è destinata a rivoluzionare anche il nostro modo di pagare con Apple Pay? Negli Stati Uniti la casa della Mela si è data da fare affinché il suo nuovo sistema di pagamento convinca i consumatori americani a lasciare a casa il portafoglio e a considerarlo un puro oggetto d’antiquariato. Come nota oggi un’analisi del quotidiano francese Les Echos, la forza di Apple Pay sta nel modo in cui Apple l’ha integrato, negli Usa, con l’ecosistema dei canali e mezzi di pagamento. Anziché affrontare le banche sul loro terreno di gioco come hanno cercato di fare altri nuovi entrati nel settore del pagamento, la casa di Cupertino ha scelto la via dell’alleanza; alle banche Apple ha promesso un aiuto a gestire e contenere le frodi, attualmente stimate intorno a 4 miliardi di dollari (0,145% delle somme pagate via carta). Il sistema di autenticazione via impronte digitali dell’iPhone 6, associato a un processo di crittografia delle coordinate della carte di credito, garantisce la sicurezza di Apple Pay.

In cambio della collaborazione con le banche, Apple si vedrà versare una parte delle commissioni che le società che emettono le carte di pagamento ricevono: circa lo 0,2% del totale di ciascuna transazione effettuata tramite Apple Pay, il che lascia ancora alle banche americane tra lo 0,3% e lo 0,8% delle commissioni, a seconda che si usi la carta di credito o quella di debito.

Resta tuttavia de vedere come questo modello, così attentamente studiato per il mercato statunitense, si adatti al nostro lato dell’Atlantico. “Questo modello economico non si applica facilmente all’Europa”, afferma Gilbert Arira, direttore generale di GIE Cartes bancaires. Sul Vecchio continente, le commissioni che finiscono nelle cassse delle banche o delle società che emettono le carte di pagamento sono infatti decisamente inferiori, specialmente in Francia, nota ancora Les Echos, dove rappresentano solamente lo 0,28% dell’ammontare della transazione. La torta insomma è più piccola e c’è poco spazio per darne una fetta a un nuovo entrante. Va anche considerato che la maggior parte delle banche attive in Europa ha già investito somme importanti in sistemi di e-payment concorrenti del sistema Apple Pay.

Altra differenza tra le due sponde dell’Atlantico è che la frode su carta in Europa è meno diffusa che negli States, perché da noi la carta con chip e codice di sicurezza a quattro cifre è molto più sicura del sistema di lettura della banda magnetica usato in America. In Francia, per esempio, la frode rappresenta solo lo 0,045 % del valore delle transazioni via carta, il 30% in meno che negli Usa.

Apple dovrà dunque studiare un’equazione economica ad hoc per il Vecchio continente e le sue banche. In Francia, rivela Les Echos, non ci sarebbero ancora stati contatti con l’azienda della Mela ma l’impressione degli operatori del settore è che un accordo di dovrà trovare: “Apple è un’azienda che detta le regole”, afferma un bancario francese. Come a dire: meglio allearsi con Cupertino che mettercisi contro.

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