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Google Glass e braccialetti smart, gli wearable alla prova salute

Le multinazionali dell’hi-tech scendono sul campo dell’e-health. Apple promette con Healthkit di creare un ecosistema per lo sviluppo di app connesse a dispositivi medici

Pubblicato il 18 Set 2014

Massimo Canorro

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Le grandi aziende hi-tech sono sempre più attratte dal settore dell’e-health. Apple, ad esempio, ha appena lanciato la sua app dedicata alla salute, in grado di monitorare costantemente i parametri vitali – dal battito cardiaco al respiro, dall’alimentazione alla qualità del sonno – tracciare dei grafici di dati e trasmetterli in tempo reale al proprio medico, che in questo modo avrà una panoramica completa dello stato di salute del paziente anche a distanza (e nel caso di emergenza potrà fornire una prima assistenza). L’azienda di Cupertino, inoltre, renderà presto disponibile Healthkit, una piattaforma aperta dedicata agli sviluppatori, che potranno quindi progettare delle app mediche per qualsivoglia tipo di esigenza e in grado di comunicare con tutti i dispositivi, anche con quelli indossabili.

Attualmente tra i dispositivi wearable più utilizzati ci sono gli shorts Smart-e-pants – progettati da un team di ricercatori dell’università canadese di Calgary, sono in grado di evitare l’insorgere delle piaghe grazie a delle piccole scosse elettriche indotte sul fondoschiena – e i Google glass utilizzati in sala operatoria. La sperimentazione di questi ultimi, in Italia, è stata avviata presso l’istituto Humanitas di Rozzano, in provincia di Milano, dove per la prima volta il prototipo di occhiali per la realtà aumentata è stato utilizzato nel corso di un intervento chirurgico. A indossarli la dottoressa Patrizia Presbitero, che ha motivato la decisione di sperimentarli “perché rappresentano un’opportunità nella formazione dei medici”.

Spazio anche agli infermieri del futuro, ovvero robot che si prendono cura degli anziani direttamente all’interno delle loro abitazioni – in Giappone è stato costruito un automa in grado di sollevare dal pavimento un paziente per poi posizionarlo su una sedia a rotelle o su un letto – potendo fare affidamento su una rete di sensori e su una connessione internet. Senza dimenticare il bisturi “intelligente”, come quello – dotato di uno spettometro di massa – ideato da Zoltan Takats, chimico ungherese dell’Imperial college di Londra, che è capace di riconoscere le cellule tumorali in pochi secondi e di comunicarlo al chirurgo. Particolarmente interessante, infine, l’ambito dei medicinali stampati in 3d. In questo senso un team di ricercatori della Louisiana tech university ha sviluppato un metodo innovativo per la realizzazione di pastiglie con composti antibatterici e chemioterapici per la somministrazione di farmaci mirati. “Dopo avere verificato l’utilità delle stampanti 3d abbiamo compreso che si aprivano grandi opportunità per la prototipazione”, ha commentato Jeffery Weisman, membro del gruppo di lavoro.

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