Digital upgrade, l’Europa affila le armi

La nuova Commissione Ue è più favorevole al consolidamento come viatico per innovare i servizi e ridare competitività alle aziende. Le telco puntano a monetizzare gli investimenti. Ma gli utenti rischiano contratti più costosi. Il Vecchio Continente è pronto a colmare il gap con gli Usa?

Pubblicato il 03 Nov 2014

Patrizia Licata

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Servizi scadenti di telefonia mobile e Internet sono all’ordine del giorno in molte parti dell’Europa: lo dice oggi un articolo del New York Times, forte dei numeri che tracciano un netto divario tra il nostro continente e gli Stati Uniti: meno di un quarto degli europei può connettersi su reti mobili ultra-veloci, contro circa il 90% degli americani, mentre lo connessioni su banda larga sono molto più lente da noi che oltreoceano.

E’ anche vero che in Europa i prezzi dei servizi mobili e Internet sono tra i più bassi al mondo: gli europei spendono in media 38 dollari al mese per un contratto di telefonia cellulare, circa la metà di quanto spendono in media gli americani, secondo Groupe Speciale Mobile Association. Inoltre, l’Europa è decisa a dare un colpo di acceleratore allo sviluppo dei propri servizi di ultra-banda larga e la svolta potrebbe arrivare dall’insediamento della nuova Commissione europea, perché i nuovi leader digitali dell’Europa si sono detti favorevoli ad allentare le severe regole che restrigono le fusioni tra aziende telecom, a favore del lancio di nuovi, e migliori, servizi.

Anche a livello nazionale diversi leader politici, tra cui la cancelliera tedesca Angela Merkel, hanno indicato di gradire più operazioni di M&A tra le telco, con i grandi gruppi che acquisiscono rivali più piccoli e meno redditizi.

“Dobbiamo creare un mercato meno frammentato e incentivare le aziende a fare i necessari investimenti”, ha dichiarato Andrus Ansip, nuovo vice president europeo al mercato unico digitale.

Questo cambio di marcia rappresenta un’importante vittoria per i grandi gruppi telecom in Europa, che da tempo sostengono che l’industria dovrebbe ruotare intorno a grossi player capaci di recuperare gli investimenti necessari all’aggiornamento di reti fisse e mobili.

Qualcosa già si è mosso sul fronte M&A: quest’anno le aziende europee hanno annunciato accordi per un valore di 85 miliardi di dollari, più del doppio del 2012, secondo Thomson Reuters. Tra i vari deal ci sono per esempio quello di Telefonica e E-Plus in Germania o l’offerta di Orange per Jazztel in Spagna.

Ma mentre le grandi telco sorridono, le associazioni dei consumatori si preoccupano che meno concorrenza, dovuta al consolidamento del settore, possa significare aumento dei prezzi per i servizi mobili e di banda larga. Inoltre, carrier sempre più grandi e potenti vorranno siglare accordi in esclusiva con giganti della rete come Netflix e Spotify, e questo aumenterà il loro controllo su quali contenuti i consumatori possono ricevere sui loro device mobili. “La concentrazione sul mercato telecom apre la porta a modelli di business che limitano la libertà online”, sostiene Jeremie Zimmermann, co-fondatore di La Quadrature de Net.

I carrier europei del resto non nascondono che una nuova ondata di merger potrà portare a connessioni più veloci ma anche più costose. Nei prossimi quattro anni, il numero di contratti con copertura ultra-broadband in Europa crescerà di circa il 1.000%, secondo Cisco Systems. Ma la Gsma, l’associazione di settore, dice anche che il prezzo medio mensile di questi contratti per la connessione ultra-veloce raggiungerà i 70 dollari.

“Le aziende sarebbero disposte a investire miliardi di euro”, ha indicato Dominique Leroy, capo di Belgacom. “Ma al momento non possiamo farlo perché non siamo nelle condizioni di monetizzare i nostri investimenti”.

Gli esperti notano che la mancanza di ultra-broadband in gran parte dell’Europa pone le aziende locali in una posizione di svantaggio nel mondo digitale rispetto alle rivali di Nord America e Asia. “L’Europa deve rimediare subito”, dichiara Wolfgang Bock, senior partner di Boston Consulting Group. “Non c’è tempo da perdere: è ora o mai più”.

Bisognerà vedere quale sarà la risposta di aziende e consumatori in Europa di fronte ad abbonamenti mobili e Internet più cari. “Gli europei non sono pronti a pagare di più”, secondo Stephane Teral, analista telecom di Infonetics Research. “Negli Usa le persone tagliano su altre spese pur di pagare per questi contratti. In Europa non è così”.

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